New York, 3 maggio 2011 - Due elicotteri, 79 uomini e 40 minuti per condurre a termine l’operazione del secolo contro Osama Bin Laden. Malgrado la segretezza del blitz condotto dai Navy Seals della marina militare Usa, nuovi dettagli cominciano a emergere sulla notte piu lunga per il presidente Barack Obama.

E’ quasi mezzanotte quando due elicotteri americani entrano nello spazio aereo pakistano. I velivoli, una versione speciale dei Blackhawk, con ogni probabilità si sono alzati in volo da Jalalabad, in Afghanistan. Ma alcune ricostruzioni non escludono che siano partiti direttamente da Ghazi, in territorio pakistano. A guidarli i piloti del 160esimo Reggimento Aereo delle Special Operations. A bordo vi sono gli uomini del Seal Team 6, come ufficiosamente viene chiamato il supersegreto corpo d’elite creato dopo il fiasco dell’operazione del 1980 per liberare gli ostaggi nell’ambasciata Usa a Teheran.

Il presidente americano segue l’operazione dalla situation room della Casa Bianca mentre Leon Panetta, capo della Cia, è a Langley, collegato in videoconferenza. Entrambi possono monitorare ciò che avviene minuto per minuto, via computer. Il presidente ha il volto pietrificato, ha riferito un suo consigliere che era presente nella stanza. Il suo vice, Joe Biden, tormenta nervosamente i grani di un rosario. "I minuti sembravano giorni", ha confessato il capo dell’antiterrorismo, John Brennan.

Il cielo pakistano è avvolto nell’oscurità, è una notte senza luna: per il commando, che conta sull’effetto sorpresa, sono le condizioni migliori. Malgrado ciò i residenti di Abbottabad intravedono fra le nuvole l’inconfondibile sagoma di quattro elicotteri. Alcuni si spaventano, altri pensano subito che sia in corso un’operazione anti-terrorismo. E’ forse a questo punto che si verifica il primo imprevisto che fa tremare il capo della Casa Bianca: un velivolo non può proseguire.

Fonti ufficiali diranno che ha avuto un’avaria ed è stato distrutto per non lasciarlo in mani nemiche. Testimoni, tuttavia, hanno riferito di uno schianto avvenuto nei pressi della accademia militare pakistana di Abbottabad, che dista poche centinaia di metri dal bunker di Osama.

Secondo un’altra versione, confermata da un ufficiale dell’Isi, l’elicottero si romperà al termine del blitz, impedendo di trasportare via la moglie yemenita di Bin Laden e i bambini che si trovavano nell’abitazione, poi presi in consegna dal governo di Islamabad. In ogni caso, l’incidente non provoca perdite e i Seals decidono di andare avanti.

A questo punto, racconta il New York Times, l’operazione non è più segreta: i pakistani - che non erano stati informati del raid - hanno scoperto l’incursione nel loro spazio aereo e allertato i loro jet. C’è il rischio concreto di uno scontro aereo tra le forze di Washington e quelle di Islamabad.

Gli elicotteri arrivano sopra la casa-fortezza. Un commando di 15-25 uomini si apre la strada dentro il compound. Secondo la Bbc è possibile che i terroristi abbiano aperto il fuoco contro i velivoli ma sul punto non vi è alcuna conferma.

Dentro il bunker, in ogni caso, si nascondono 17 o 18 persone, come riferito da fonti dei servizi pakistani. Tra queste, diversi bambini e, naturalmente, Bin Laden. I residenti hanno riferito di aver udito tre piccole esplosioni ravvicinate, seguite da una più ben più potente. I muri delle casupole vicine tremano, la rete elettrica salta in tutta la zona.

Qualche testimone ha raccontato persino di aver sentito un ordine, impartito in pashtun da soldati pakistani un’ora prima dell’attacco, di spegnere le luci. Poco dopo, si avverte distintamente il rumore di una sparatoria. Dura appena due, tre minuti. Prima del blitz, riferiranno fonti di intelligence Usa, i terroristi stavano dormendo.

Secondo il New York Times, un qaedista si fa scudo con il corpo di una donna ma non si tratta del miliardario saudita, come inizialmente riportato. Entrambi verranno uccisi. Nel rapido scambio di fuoco muoiono altri due uomini. Le vittime di sesso maschile alla fine risulteranno essere il figlio di Bin Laden, Khalid, il corriere di fiducia (probabilmente Abu Ahmad al Kuwaiti) e suo fratello. Altre due donne saranno ferite, tra cui la moglie yemenita del superterrorista. La Primula Rossa è al terzo piano.

Il capo della Cia, Leon Panetta, avverte Obama: "Possiamo vedere Geronimo (il nome in codice scelto per il terrorista)". La sua alta figura è fasciata dalla tunica tradizionale, lo shalwar khamez. Ha capito tutto e cerca di difendersi. I Seals gli sono addosso ma lui oppone resistenza, almeno secondo alcune ricostruzioni. Secondo fonti ufficiali della Casa Bianca, invece, il super-ricercato non reagisce al fuoco. Gli sparano due volte, al petto e sopra l’occhio sinistro. La seconda pallottola, quella che gli attraversa il cranio, aprirà una profonda ferita.

Nella situation room della Casa Bianca la tensione si taglia col coltello. A un certo punto arriva forte e distinta la voce di Leon Panetta: "Geronimo EKIA (Enemy killed in action, nemico ucciso durante l’azione)". Silenzio. Poi i volti dei presenti sembrano rilassarsi. Obama esclama: "Lo abbiamo preso!".

Un militare fotografa il cadavere straziato di Bin Laden e invia l’immagine alla Cia per l’analisi facciale e antropometrica. Dopo, il commando si ritira, non prima di aver sequestrato dvd, documenti e diversi hardware dei computer presenti nel bunker: una miniera di informazioni, faranno sapere nelle ore seguenti dalla Cia. Oltre a Bin Laden, ha riferito l’intelligence pakistana, i Seals trasportano via una persona ancora viva, forse un figlio dell’Emiro.

Nel compound rimangono otto-nove bambini, la moglie di Osama e una sua figlia, appena 13enne. La piccola, a quanto pare, avrebbe assistito all’assassino del papà e sarebbe l’unica testimone della sua fine.