Riad, 22 maggio 2011. Donna al volante, pericolo per uno dei paesi più conservatori del mondo. Manal al-Sherif, una ragazza saudita di 32 anni, ha deciso di farsi riprendere alla guida di un'auto. Il suo video è stato pubblicato su Facebook e YouTube, a sostegno di una campagna che chiede l'abolizione del divieto che in Arabia Saudita impedisce all'altra metà del cielo di provare l'ebbrezza della velocità. Un gesto di sfida inaccettabile, che le autorità hanno immediatamente punito. "Mi hanno fermata - ha spiegato alla Cnn - e poi mi hanno arrestata".

Le autorità l'hanno rilasciata poco dopo. L'attivista dei diritti civili Walid Abou el-Kheir ha affermato che al-Sherif è stata fermata dalla polizia religiosa, che in Arabia Saudita è incaricata di far osservare i dettami dell'Islam. Il Paese guidato da re Abdullah è l'unico al mondo che vieta alle donne (anche straniere) di mettersi al volante di un'auto. Il gruppo guidato da Manal al-Sherif sta cercando di spingere le istituzioni a rivedere questa legge. "La nostra - spiega la donna sulla pagina Facebook Insegnami a guidare, così potrò proteggermi da sola - è una campagna che vuole aiutare le donne del nostro Paese. Cosa succede se mentre siamo in macchina al conducente viene un infarto? Allah ci perdonerà se ci metteremo al volante nei casi di emergenza".

In Arabia Saudita le famiglie più ricche assumono degli autisti che vengono pagati dai 300 ai 400 dollari al mese per accompagnare le donne al lavoro, a scuola o dal dottore. Chi non può permettersi questa spesa, può contare unicamente su parenti e amici. La battaglia per far cancellare il divieto è solo all'inizio. Attraverso Facebook, il gruppo di volontari che si è riunito attorno a Manal al-Sherif ha deciso di sfidare apertamente le autorità: il 17 giugno ha invitato tutte le donne saudite a mettersi al volante di una macchina. Più di 12mila persone hanno già dato la loro adesione. Per dare ulteriore slancio alla campagna, Manal al-Sherif aveva deciso di farsi riprendere mentre guidava. E' stato proprio questo video, pubblicato venerdì, a metterla nei guai.

Il countdown è già iniziato. In ogni caso, i volontari suggeriscono a chi raccoglierà il loro appello di non fare resistenza nel caso in cui venissero fermati dalla polizia. "Non vogliamo infrangere la legge. Siamo qui - precisa la donna su Facebook - solamente per rivendicare i nostri diritti più elementari".