LONDRA, 24 maggio 2011 - Nell’aula del Congresso a Washington il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ottenuto 26 ondate di applausi con standing ovation. “Sono pronto a sedermi al tavolo del negoziato anche domani…. Saremo generosi cedendo parte delle nostre terre ai palestinesi, ma saremo rigidissimi sui confini e non torneremo a quelli del 1967 - ha detto in un discorso di 50 minuti -Vogliamo la pace e due stati vicini, ma per mantenere la pace questa va difesa e solo se avremo confini sicuri e controllati potremo farlo… Ma non tratteremo mai con Hamas perché è la versione palestinese di Al Quaeda”.

Con tono fermo dopo lo scontro con Obama alla Casa Bianca solo due giorni fa, Netanyahu aveva iniziato dicendo: “faccio le mie congratulazioni al presidente degli Stati Uniti per aver preso Bin Laden….Ce ne siamo liberati…..Noi siamo pronto a dolori compromessi per raggiungere la pace nella regione, ma ci dobbiamo dire pubblicamente le cose che molti sanno: lo stato di Israele dovrà diventare quello dove tutti gli ebrei potranno tornare e lo stato palestinese smilitarizzato quello dove tutti i palestinesi potranno tornare. Alcune colonie alla fine rimarranno fuori dal confini israeliani e questo si dovrà negoziare. La questione dei profughi si risolve fuori dai confini di Israele e Gerusalemme non dovrà essere mai più divisa ma diventare la capitale unificata del nostro stato”.
 

Mentre il Congresso americano applaudiva il suo ospite nei territori occupati però dopo queste parole cresceva la rabbai e la delusione delusione. “Netanyahu con queste parole - dice il portavoce dell’OLP non ci lascia altra scelta che andare alle Nazioni Unite a settembre a chiedere il riconoscimento di uno Stato palestinese”.
Obama al momento del discorso era in visita ad una scuola col premier inglese Cameron a Londra. Non ha commentato e forse non ha trovato novità nelle frasi di Netanyahu ma si è limitato a far dire alla Casa Bianca: “Hamas è un’organizzazione terroristica e non può essere partner della pace…”.

Ma da Ramallah è il capo negoziatore palestinese Saeb Erekat che boccia il discorso del premier israeliano dicendo: “con le sue parole ha dimostra che in Israele non abbiamo un partner con cui fare la pace” mentre il presidente Abu Mazen precisa che “Netnyahu ha addirittura aggiunto altri ostacoli”. Dietro la durezza delle prime reazioni però c’è chi crede che se entrambe le parti accetteranno di rivedersi senza precondizioni un improvviso ritorno al tavolo di negoziato sia ancora possibile.