Roma, 26 maggio 2011 - Il presidente serbo Boris Tadic ha confermato l’arresto del super ricercato per genocidio, Ratko Mladic. La cattura è avvenuta nel villaggio di Lazarevo, 80 chilometri da Belgrado

“E’ il risultato della piena cooperazione delle forze di sicurezza serbe e del lavoro di ogni persona coinvolta in questa fase - è stato il primo commento del presidente - oggi chiudiamo un capitolo della nostra storia che riporterà riconciliazione nella regione”.

Dopo l’arresto di Ratko Mladic, ha aggiunto Tadic,  ‘’penso che per la Serbia le porte dell’Ue siano ora aperte’’.
 

Si identificava come Milorad Komadic ed è stato arrestato questa mattina presto in seguito a una operazione lanciata dopo una soffiata. La polizia inizialmente non si era sbilanciata ‘’e’ molto simile fisicamente a Mladic e ha alcune sue caratteristiche’’. Sono in corso analisi del Dna per identificare definitivamente Mladic, un risultato sarà pronto fra tre giorni.

Ricercato dal 1995, l’ex generale serbo bosniaco è accusato dal Tribunale penale internazionale dell’Aia (Tpi) del genocidio di 8.000 civili musulmani a Srebrenica, in Bosnia, nel luglio 1995. Se confermato, il suo arresto potrebbe essere una svolta per il cammino europeo di Belgrado, così come per la giustizia internazionale.

"IN VIAGGIO VERSO L'AIA" - Secondo la tv pubblica serba Rts, Ratko Mladic sarebbe gia’ in volo verso il Tribunale penale internazionale dell’Aja. Mladic è scortato da agenti delle forze di sicurezza e della Bia, l'agenzia di intelligence serba.

"NON E' VERO, PER ESTRADIZIONE CI POTREBBERO VOLERE SETTE GIORNI" - Il  viceprocuratore serbo per i crimini di guerra Bruno Vekaric, smentisce la notiza diffusa dalle tv Rts. Ratko Mladic è ancora in Serbia e la procedura per la sua estradizione verso il Tribunale penale internazionale dell’Aja (Tpi) è in corso e può durare fino a una settimana.

LE REAZIONI

ASHTON - L’alto rappresentante per la Politica estera dell’Ue, Catherine Ashton, chiede che Ratko Mladic sia trasferito “senza indugio” all’Aia, dove ha sede il tribunale penale internazionale.

Per la Ashton, l’arresto di Mladic è ‘’un importante passo in avanti per la Serbia e per la giustizia internazionale’’.

FRATTINI - “Si tratta di una vera e propria svolta che salutiamo con grande soddisfazione. Una svolta che auspicavamo e attendevamo da tempo, da oltre quindici anni, da quando Mladic fu condannato dal Tribunale Speciale per l`ex Iugoslavia per gli efferati crimini a Srebrenica e nelle guerre balcaniche dei primi anni 90`”, così ha commentato il Ministro Frattini.

MANCA SOLO HADZIC - Su 161 persone incriminate dal Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia dalla sua creazione nel 1993, dopo l’arresto del capo militare dei serbi di Bosnia Ratko Mladic resta un solo latitante. Goran Hadzic, 52 anni, ex presidente dell’autoproclamata repubblica serba di Krajina, che si estendeva su circa un terzo del territorio croato durante la guerra (1991-1995), è accusato di crimini di guerra e contro l’umanità.

E’ scomparso dal suo domicilio poco dopo la pubblicazione del suo rinvio a giudizio e non si è mai consegnato nonostante gli appelli del governo serbo. Hadzic deve rispondere di quattordici capi di imputazione per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, a seguito del suo presunto coinvolgimento nell’uccisione di centinaia di civili croati e della deportazione di decine di migliaia di croati e non serbi durante la guerra di Croazia (1991-1995).

Nel capo d’imputazione è menzionata in particolare la sua responsabilità nel massacro dell’ospedale di Vukovar, in cui furono uccise 250 persone di etnia non serba.

SCHEDA, MLADIC IL BOIA DI SREBRENICA - Ratko Mladic, del quale e’ stato annunciato oggi l’arresto, e’ passato alla storia come il boia di Srebrenica.

Ufficiale dell’esercito serbo-bosniaco, uomo duro e spietato, non si fermo’ di fronte a vittime inermi. Fu lui a guidare i reparti d’attacco a Srebrenica. La sua vita e’ segnata dalla violenza. Aveva appena due anni quando il padre viene ucciso dagli ustascia croati, alleati dei nazifascisti. La morte del padre lo segnera’ per sempre e per tutta la vita odiera’ sia i croati che i musulmani.

Quando esplode la guerra con la Croazia nel 1991, Mladic con il grado di colonnello assume il comando delle unita’ dell’esercito federale jugoslavo a Knin, che diventera’ di li’ a poco la capitale dei secessionisti serbi di Croazia. Di quel periodo si ricordano i pesanti bombardamenti che Mladic ordino’ su Zara dalla montagna che sovrasta la citta’, tattica che verra’ ‘perfezionata’ con gli assedi di Sarajevo, Gorazde, Bihac, Srebrenica nella successiva guerra in Bosnia. Mladic diventa il comandante dell’esercito dell’autoproclamata Repubblica Serba di Bosnia.

In sei mesi di guerra, Mladic conquista il 70% del territorio della Bosnia, avendo a disposizione la potenza militare dell’Armata popolare jugoslava (Jna) contro bosniaci e croati disarmati e inesperti. I suoi uomini attuano una brutale pulizia etnica (due milioni e mezzo di persone cacciate dalle loro terre e dalle loro case) in nome della Grande Serbia. Con lui tornano in Europa i campi di concentramento nei quali migliaia di prigionieri vengono picchiati, torturati, affamati e uccisi. I suoi uomini praticano lo stupro etnico come arma di guerra.

Contro Mladic, cosi’ come contro l’ex presidente Radovan Karadzic, il Tribunale penale delle Nazioni unite (Tpi) formalizza, nel luglio e nel novembre 1995, due atti di accusa per genocidio e crimini contro l’umanita’. Nel 1996, il Tpi emette contro i due un mandato di cattura internazionale. Nel novembre dello stesso anno, Mladic viene destituito dal comando dell’esercito serbo bosniaco ma continua a vivere tranquillamente tra Bosnia e Serbia, protetto dall’esercito dei suoi ex subordinati bosniaci e da quell’esercito jugoslavo di cui ha sempre fatto parte.

Protezioni che dureranno anche dopo la caduta del presidente jugoslavo Slobodan Milosevic, nell’ottobre 2000, almeno fino a tutto il 2001. Dal 2002, deve iniziare a nascondersi con maggiore prudenza, ma puo’ sempre contare su una rete di appoggio clandestina di militari, ex militari e civili nazionalisti.

Tra le vittime della guerra in Bosnia vi e’ stata anche l’unica figlia di Mladic, Ana, che a 23 anni, nel 1994, si e’ suicidata a Belgrado. Secondo alcuni per quello che il padre stava facendo in Bosnia, secondo altri per la morte del suo fidanzato che Mladic, per allontanarlo da lei, aveva mandato al fronte.

Mladic, 69 anni, era uno dei due ultimi criminali di guerra serbi ancora latitanti e richiesti dal Tribunale penale internazionale dell’Aja. L’altro e’ Goran Hadzic, ex capo politico dei serbi di Croazia. Ma la latitanza del boia di Srebrenica e’ terminata oggi.