Johannesburg, 26 maggio 2011 -  Da 17 anni fuggiva dalla sua coscienza. Nel giorno in cui è stato catturato Ratko Mladic, il boia di Srebrenica, l'esercito congolese è riuscito a mettere le mani su Bernard Munyagishari, uno degli architetti del genocidio in Ruanda. L'ex leader delle milizie Hutu, secondo le accuse del tribunale internazionale di Arusha, ha partecipato alla pianificazione dell'eccidio che tra l'aprile e il giugno del 1994 costò la vita a 800mila persone. Gli aguzzini spesso si riferivano alle loro vittime chiamandoli "scarafaggi". Sulla testa di Munyagishari, ex insegnante di 52 anni, gli Usa avevano posto una taglia di 5 milioni di dollari. II latitante è stato arrestato a Kachanga ed è stato trattenuto a Goma, in attesa del suo trasferimento in Tanzania, dove si trova il Tribunale che lo dovrà giudicare per genocidio e crimini contro l'umanità.

La cattura è stato il frutto di un'operazione complessa. "Il procuratore Hassan Bubacar Jallow - ha fatto sapere la corte - ringrazia le autorità della Repubblica democratica del Congo per la cooperazione offerta. L'arresto è stato portato a termine, nonostante le difficili condizioni in cui abbiamo dovuto lavorare".

Munyagishari è accusato di avere fondato e addestrato il gruppo paramilitare Interahamwe, che assieme all'Impuzamugambi, fu tra i più attivi nell'eliminazione sistematica della minoranza Tutsi e degli Hutu moderati. L'ex professore avrebbe creato un reparto speciale, che si occupava di violentare e uccidere le donne. Lo stupro veniva utilizzato come una vera e propria arma di guerra. In seguito al suo arresto, la lista dei maggiori responsabili del genocidio del Ruanda conta ancora nove latitanti.