NEW YORK, 27 maggio 2011- La notizia dell’attacco ai sei soldati italiani in Libano è arrivata a new York nel momento in cui al Palazzo di Vetro, in occasione della giornata mondiale dedicata ai Peacekeepers, venivano ricordati i sette caschi blu uccisi lo scorso aprile in un agguato in Afghanistan e i 32 soldati morti qualche giorno prima in Congo a causa di un incidente aereo.


“Le Nazioni Unite lavoreranno insieme alle autorità libanesi per portare i responsabili di questo gesto davanti alla giustizia”, ha affermato il segretario generale Ban Ki moon che non ha mancato di esprimere “piena vicinanza a tutti i soldati feriti, alle loro famiglie al governo italiano”.


La giornata internazionale dedicata alle forze di pace Onu è in realtà il 29 maggio (in occasione della prima missione di pace avvenuta nel 1948), ma quest’anno è stata anticipata al 27 per non far cadere la ricorrenza di domenica. Il dipartimento che si occupa del mantenimento della pace ha confermato l’attacco dinamitardo al convoglio Unifil, mentre si trovava nella superstrada che collega Sidone alla capitale Beirut, senza pero’ fornire ulteriori dettagli. Nello stesso punto circa tre anni un team di caschi blu irlandesi rimase vittima di un agguato simile a quello di oggi.


La missione di pace dell’Unifil in Libano, all’interno della quale operavano anche i sei soldati italiani feriti oggi, ricopre un ruolo fondamentale per la stabilità dei rapporti tra Israele e Libano. Sono impegnati, sotto la guida del generale spagnolo Alberto Asarta Cuevas quasi 12 mila uomini, di questi 1780 sono italiani.


“Il lavoro di peacekeeping è pericoloso e difficile”, ha rimarcato il segretario generale, ricordando che lo scorso anno sono morti 173 caschi blu a causa di disastri naturali, violenze e incidenti. Solo nel gennaio 2010 persero la vita sotto le marcerie ad Haiti più di 100 soldati.


Attualmente
lavorano nelle forze di pace Onu circa 120 mila persone, tra soldati, poliziotti e personale civile. “Le persone che sono riuscite a sopravvivere a una guerra- ha detto Ban- non possono e non devono continuare a soffrire ancora a cuasa di periodo di insicurezza e ingiustizia. Dalla supervisione al referendum in Sudan, all’aiuto nella risoluzione della crisi post-elettorale in Costa d’Avorio i caschi blu hanno rappresentato l’Onu facendo del loro meglio, riportando in molti casi la stabilità e la speranza per un futuro migliore”.