Alessandro Farruggia
ROMA, 18 GIUGNO 2011 - UN FIUME di denaro sotto forma di bombe, razzi, carburante per aerei e navi, straordinari, affitto alberghi, viaggi del personale, pezzi di ricambio. E il tutto — novanta giorni e 10.822 sortite aeree dopo — per avere un Gheddafi ancora abbarbicato al potere, una Libia spaccata in due e nessuna certezza su quanto costerà ancora l’avventura libica della coalizione ora guidata dalla Nato verso una vittoria che tutti dicono inevitabile, ma che nessuno sa stimare quando arriverà.

CONSIDERANDO i 9 paesi più importanti, l’intervento è costato ufficialmente sinora attorno a 1.3 miliardi di euro, ma pù realisticamente la cifra si aggira attorno a 1,5 miliardi di euro. Gli Stati Unit hanno già speso 505 milioni di euro (come da comunicazione della Casa Bianca al Congresso con dati aggiornati al 3 giugno), 342 la Gran Bretagna, 87 la Francia (dato riferito dal portavoce francese generale Ponties, ma chiaramente sottostimato di almeno 2 volte), 75 la Spagna, 26 il Canada, 30 la Danimarca, 30 la Svezia e 20 il Belgio.
 

E l’Italia? «Nei primi novanta giorni di intervento — osserva il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto (Pdl) — l’importo è ammontato a circa 145 milioni di euro per tre mesi di impiego del dispositivo aereo, delle navi e degli aiuti umanitari. Per i mesi successivi ipotizziamo invece un costo ulteriore di altri 35 milioni di euro al mese, con la configurazione di forze attuale».


PER LA LEGA NORD (e non solo) è decisamente troppo, visti i risultati. Anche perché va ad aggiungersi al miliardo e 400 milioni di euro che nel 2010 abbiamo speso per le missioni in Afghanistan (410 milioni di euro a semestre), Libano, Kosovo e in tutti gli altri paesi del mondo nei quali i nostri quasi novemila militari impegnati all’estero vanno a rischiare la vita per tutelare gli interessi italiani e occidentali. Del resto un Eurofighter presenta uno stratosferico conto di 61 mila euro l’ora, un Tornado e un Amx costano ‘solo’ 28 mila euro all’ora e Dio non voglia che sgancino un missile. Un Harm o uno Storm Shadow costano infatti dai 200 ai 300 mila euro, l’uno.

I Rafale francesi ‘consumano’ 45mila euro all’ora, la stessa cifra che serve a un elicottero Apache per una missione da 60 minuti. La nostra portaerei ‘Garibaldi’, a seconda degli assetti e della velocità, ci costa dai 100 ai 200 mila euro per ogni giorno di navigazione. I bombardieri americani B-2 sono tra i più economici: 10mila dollari per ogni ora di volo. E le bombe di precisione a guida laser o gps non sono certo a buon mercato.


FAR LA GUERRA costa moltissimo. E così in molti si interrogano sul senso dell’intervento. Persino in America, dove Obama è sotto pressione: con la sinistra liberal irritata per l’ennesimo intervento, e i repubblicani che gli contestano un conflitto non dichiarato (e sinora pagato, con sofferenza, dal Pentagono).
«La politica estera di un Paese — replica il sottosegretario Crosetto — non può essere dettata da una questione di costi. E poi la scelta di partecipare alla missione in Libia non è della Difesa, ma del governo, ed è stata assunta in ambito Nato».

IL PUNTO È: sino a quando sarà economicamente e politicamente sostenibile? I militari se lo chiedono da tempo, e così le cancellerie che fanno pressione alle diplomazie per cercare una via d’uscita militare. Ma dato che Gheddafi non cede, il conto salirà ancora. E c’è chi teme forse oltre i 2 miliardi di euro prima che il raìs molli il potere.