Washington, 24 giugno 2011 - La Camera Usa, con 283 voti contrari e 180 a favore, ha respinto il tentativo di tagliare i fondi alla missione in Lbia. In precedenza aveva bocciato una risoluzione (non vincolante) che dava il via libera ‘ex post’ all’intervento in Libia, in polemica con il presidente Obama, che ha reso noto il suo disappunto per il pirmo voto.

 

GHEDDAFI PROGETTA LA FUGA - I crescenti raid aerei della Nato su Tripoli, ormai anche diurni, hanno fatto si’ che Muammar Gheddafi “non si senta piu’ sicuro” nella capitale libica, e che quindi “stia seriamente valutando” l’ipotesi di allontanarsene: lo riferisce oggi il quotidiano ‘The Wall Street Journal’, citando fonti riservate dell’intelligence Usa.

 

A parere di queste ultime, tuttavia, non sarebbe imminente un eventuale trasferimento altrove del Colonnello, che oltre alla residenza-bunker di Bab al-Aziziyah dispone di numerosi rifugi fortificati dentro e fuori Tripoli. Le stesse fonti hanno inoltre escluso che Gheddafi stia prendendo in considerazione la possibilita’ di lasciare la Libia.

 

Al giornale americano il comandante in capo degli Stati Uniti in Africa, generale Carter Ham, ha dichiarato frattanto che nessuno ha ancora riflettuto adeguatamente sul dopo-Gheddafi: “Noi, come comunita’ internazionale”, ha osservato Ham, “un domani potremmo ritrovarci in una Libia post-bellica, e ancora non esiste un piano, un piano decente non c’e’”, ha insistito.

 

Secondo il generale Usa, il regime del leader libico potrebbe cadere a breve, e a quel punto occorrerebbero verosimilmente ingenti forze terrestri per mantenere l’ordine e la sicurezza nel Paese maghrebino, evitando che sia abbandonato a se stesso.

 

I RIBELLI: SE RINUNCIA AL POTERE, GHEDDAFI PUO' RESTARE IN LIBIA  -  A Muammar Gheddafi e alla sua famiglia potrebbe alla fine anche essere concesso di rimanere in Libia, ma alla tassativa condizione che rinuncino definitivamente a qualsiasi potere. Lo ha ribadito al quotidiano francese ‘Le Figaro’ un portavoce degli insorti libici, Mahmoud Shamam, aggiungendo che sono in corso contatti indiretti con il regime di Tripoli. “Le nostre condizioni restano le stesse”, ha spiegato Shamam. “E’ assolutamente escluso che Gheddafi o altri membri della sua famiglia partecipino a un futuro governo. Stiamo comunque discutendo con loro il meccanismo di una sua partenza”, ha aggiunto. Il portavoce e’ pero’ stato subito smentito da Abdel Hafiz Ghoga, numero due del Consiglio Nazionale Transitorio, il governo-ombra istituito dai rivoltosi per amministrare le zone liberate della Cirenaica: “Con il regime di Gheddafi”, ha tagliato corto Ghoga da Bengasi, “non c’e’ alcun contatto, diretto o indiretto”.

 

I RIBELLI DI BENGASI PARLANO COI RIVOLTOSI DI TRIPOLI - I ribelli libici di Bengasi sono impegnati in “colloqui segreti” con un network clandestino di oppositori del colonnello Muammar Gheddafi a Tripoli. Lo rivela il sito web della Bbc. Un membro del Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Bengasi, l’organo rappresentativo della ribellione anti-Gheddafi, ha detto all’emittente britannica che sono in corso i contatti con gli oppositori nella capitale per preparare la caduta del regime. I colloqui si svolgono attraverso Skype e telefoni satellitari.

 

I ribelli stanno cercando di sfruttare la pressione esercitata dalla Nato con i suoi bombardamenti aerei su Tripoli per accelerare la caduta di Gheddafi, e vogliono coinvolgere anche l’opposizione clandestina nella capitale libica. Ogni sera cinque membri del Cnt si mettono in contatto con il network clandestino di Tripoli, composto da oltre cento persone. Secondo Alamin Belhaj, un membro del Cnt, comunicare attraverso Skype e i telefoni satellitari è piuttosto sicuro, come dimostra il fatto che “nessuno è stato finora arrestato”. “Parliamo per un’ora ogni sera, il network rappresenta tutti i settori della società, e ci riferisce ciò che la gente dice nelle moschee e nelle strade” della capitale.

 

EX SOLDATI DEL RAIS: HA UCCISO PIU' DI 30MILA PERSONE - Le forze fedeli a Muammar Gheddafi hanno ucciso piu’ di 15mila libici e hanno arrestato 30mila persone dall’inizio della rivoluzione il 17 febbraio scorso. E’ quanto rivelano alcuni degli ex ufficiali libici fuggiti nei giorni scorsi in Tunisia all’agenzia di stampa ‘Tap’. In particolare la rivelazione viene da uno dei 19 ufficiali dell’esercito e della polizia che ieri sono giunti via mare in Tunisia. Uno di questi ufficiali ha affermato al suo arrivo che “il numero dei morti supera i 15mila, mentre i detenuti sono circa 30mila.

 

Per questo chiediamo alla comunita’ internazionale di fare presto e eliminare Gheddafi, perche’ ogni giorno si registrano nuove vittime”. L’ufficiale ha inoltre spiegato di aver “scelto la fuga non per il timore di morire, ma per non uccidere altri libici”.