Washington, 19 luglio 2011 - "Mi dispiace. Ci dispiace'': così James Murdoch, figlio di Rupert, ha iniziato l'audizione di fronte alla commissione Cultura Media e Sport di Westminster della Camera dei Comuni sulla scandalo intercettazioni che ha travolto il News of The World e sta mettendo a rischio l'impero del magnate australiano. L'azienda "si e' scusata senza riserve", ammettendo "le sue responsabilità" e avviando "una serie di risarcimenti": ha assicurato James. "Non accetto la responsabilità finale", ha però detto Rupert Murdoch. "Ritengo responsabili le persone di cui mi fidavo" e "le persone di cui loro si fidavano", ha aggiunto il magnate australiano.

REBEKAH - Dopo Rupert e James Murdoch, è stata sentita l'ex direttore di News International, Rebekah Brooks: "Mai pagato i poliziotti per avere notizie. Il cellulare di Milly Dowler? Ho saputo che era stato violato solo due settimane fa".

L'AGGRESSIONE - La seduta è stata sospesa dopo oltre due ore, quando un uomo con una camicia a scacchi ha lanciato addosso a Rupert Murdoch una 'torta' di schiuma da barba e dicendogli "Sei un avido miliardario''La moglie di Murdoch, Wendi ha bloccato l'aggressore. Giacca rosa, lunghi capelli sciolti, Wendi Deng era seduta in prima fila alle spalle del marito, visibilmente nervosa e si tormenta le mani mentre parlava il figliastro James o quando Rupert mostra di non capire le domande dei parlamentari. L'uomo è poi stato portato via ammanettato. 
 

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LO SQUALO IN DIFFICOLTA' - ''E' il momento più umiliante della mia vita'': ha detto Rupert interrompendo James nella prima risposta a una domanda. Rispondendo a monosillabi, 'Si', 'no, 'si', 'no', Ruprt Murdoch ha detto di aver sempre detto la verità ma di ''essere stato chiaramente ingannato''. Murdoch ha detto che non sapeva che News of the World avesse pagato poliziotti in cambio di informazioni nel 2003. Murdoch appare spesso in difficolta' a rispondere alle domande e attende vari secondi prima di fornire una spiegazione.

"Non so chi ha mentito. Sono stato ingannato, non sapevo nulla.  Voglio dire una cosa e non è una cosa ma una spiegazione - ha detto Murdoch battendo le mani sul tavolo per dare maggiore enfasi alle proprie parole - News of the World rappresenta solo l'1% delle attivita' del mio gruppo che ha 53mila dipendenti nel mondo. Per guidare queste attivita' devo affidarmi a dirigenti, non posso seguire tutto personalmente".

"Ho scoperto la verità sui comportamenti illeciti di alcuni giornalisti di News of the World solo due settimane e sono rimasto scioccato, indignato e imbarazzato". Il magnate ha fatto riferimento in particolare alla vergogna provata in riferimento alle due bambine scomparse e poi ritrovate morte: in quell'occasione giornalisti di News of the World avevano fatto intercettare il cellulare delle bambine scomparse e cancellato alcuni messaggi per fare spazio nella segreteria telefonica. Murdoch ha detto di non esser stato informato dei maxi risarcimenti con cui News International ha chiuso i casi di intercettazioni di Gordon Taylor e Max Clifford prima che arrivassero in tribunale.

"MI FIDO DI REBEKAH. NON MI DIMETTO" - "Mi fidavo e mi fido" di Rebekah Brooks, l'ex direttrice di News International, ha ribadito Murdoch, spiegando il perché non avesse accettato le sue dimissioni la prima volta che le presentò. Il magnate ha aggiunto di averle accolte la seconda volta perché "era estremamente angosciata". Alla domanda se si fosse pentito di aver chiuso il domenicale News of the World per "salvare la testa" di Rebekah, il tycoon ha risposto che le due decisioni "non erano in alcun modo collegate".

"Spendo molto tempo con il Wall Street Journal" ma News of the World, il domenicale chiuso per spionaggio, "mi e' sfuggito, forse perché era piccolo": ha spiegato Rupert Murdoch. "Chiamavo il Sunday Times ogni sabato ma senza influenzare", ha aggiunto. Incalzato dai commoner sui suoi contati con il NoW, e in particolare sui colloqui con il direttore, Murdoch ha risposto che si sentivano una volta al mese: "mi diceva che c'era un servizio sulla tale personalita' oppure mi rispondeva che non c'era niente di particolare, o che aveva aggiunto qualche pagina in piu'". "Parlavate di tutto questo ma non dei pagamenti che il NoW corrispondeva alle vittime di spionaggio?", gli hanno chiesto ancora. "No", ha replicato Murdoch, aggiungendo che altri avrebbero dovuto informarlo.

"No, non ho preso in considerazione l'idea di dimettermi" ha risposto Rupert alla domanda di un membro del comitato affari interni che gli chiedeva se non fosse il casoche seguisse l'esempio di Les Hinton, il ceo di Dow Jones che ha rassegnato le dimissioni nei giorni scorsi.

 

LETTORI TRADITI - "Abbiamo perso la fiducia dei nostri lettori, ma siamo stati chiaramente ingannati e sta alla polizia scoprire da chi. Non e' il mio lavoro entrare nel lavoro della giustizia'': è la linea espressa da Rupert Murdoch. "Abbiamo chiuso il News of the World perché ci vergognavamo di quanto era successo" ha detto, sottolineando come le azioni di alcuni reporter avessero distrutto la reputazione del domenicale.

"In molti hanno interesse a soffiare sul fuoco e a fomentare questa specie di isteria, specialmente i nostri concorrenti. Ci hanno preso con le mani nel sacco e non si sono lasciati scappare l'occasione", ha continuato rispondendo alla domanda di un parlamentare che gli chiedeva chi ritenesse colpevole del fatto che questo scandalo gli fosse costata la possibilita' di conquistare la tv satellitare BSkyB. Il figlio James ha subito cercato di stemperare le dichiarazioni del padre ribadendo che News Corporation ha ammesso le proprie colpe.

A DOWNING STREET, ENTRANDO DAL RETRO - Rupert Murdoch entra a Downing Street dalla porta sul retro, perché così è stato deciso dal personale del primo ministro. "Ho solo fatto quello che mi è stato chiesto", ha detto il magnate dei media. Murdoch ha ricordato di essere stato invitato al numero 10 di Downing Street pochi giorni dopo le ultime elezioni, per "prendere una tazza di tè" con il premier David Cameron, ma di aver incontrato anche l'ex premier Gordon Brown in diverse occasioni, sempre passando dalla porta del retro.

 

IL FIGLIO JAMES - James Murdoch combatte contro il tempo e dilaga nelle risposte usando gergo da manager. Una sorta di ostruzionismo per arrivare in fondo a una audizione in cui suo padre Rupert e' intervenuto raramente e a monosillabi decisamente poco a suo agio sul banco dei testimoni. "Alcune cose non le sapevo" e quando "ci sono state nuove informazioni l'azienda ha agito e si e' comportata nel modo migliore possibile". 

"Non ho prove che la Brooks e gli altri fossero a conoscenza delle intercettazioni illegali", ha detto James. "Le dimissioni sono state accettate su queste basi", ha aggiunto, "ma non abbiamo prove che lei e gli altri non abbiano avuto un comportamento inappropriato". James ha dichiarato che non vi e' alcuna prova che Rebekah Brooks, Les Hinton o altri dirigenti di News International fossero al corrente delle intercettazioni, ma ha ammesso che News Corporation ha pagato alcune delle spese legali di Glen Mulcaire, il detective condannato nel 2007 per le intercettazioni. Murdoch ha detto di non essere al corrente dello ''status preciso di questo accordo'' e di non poter quindi escludere che la società stia ancora pagando le spese dell'investigatore.

Non vi e' "nessun piano" per lanciare un nuovo tabloid. E' quanto ha assicurato James sulla possibile apertura di un nuovo tabloid in Gran Bretagna dopo la chiusura di News of the World. ''E' necessario che ripensiamo la nostra etica nel giornalismo'', ha detto James, mentre il padre Rupert ha affermato che una stampa competitiva e' un bene per la Gran Bretagna.

 

 IL GRANDE ACCUSATORE - La Commissione e’ presieduta dal conservatore John Whittingdale, che ha promesso massimo impegno per la verita’ ma “senza linciaggi”. Tra i commoner che conducono l’audizione vi è il laburista Tom Watson, uno dei piu’ fieri accusatori di News Corp: il 44enne deputato laburista, e' diventato il peggior incubo dei Murdoch. E' lui uno dei parlamentari che, di fronte alla Camera dei Comuni, ha tempestato di domande Rupert e James Murdoch, costringendoli a imbarazzanti secondi di silenzio, per fare luce sullo scandalo che ha travolto il gruppo del magnate australiano. Considerato dai critici, fino a poco tempo fa, un ossessivo amante delle cospirazioni, Watson e' salito alla ribalta delle cronache come persecutore-capo dei Murdoch, in una vicenda dal sapore catartico. Due anni fa, il laburista fu costretto a dimettersi dal suo ruolo nel gabinetto di governo a causa di uno scandalo esploso sui media britannici, Sun in testa. Il quotidiano, infatti, lo accuso' di far parte di un gruppo di laburisti che erano a conoscenza del piano del consigliere di governo, Damian McBride, di diffondere false notizie per diffamare parlamentari Tories. Le accuse si sgonfiarono velocemente e il Sun dovette riconoscere la sua estraneita' ma Watson decise di fare un passo indietro dando le dimissioni da segretario parlamentare ed entrando nella Commissione cultura, media e sport. Da li' segui' fin dal suo inizio lo scandalo delle intercettazioni del News of the World.

ACCENNO A BERLUSCONi - Rupert Murdoch si e' riferito a Silvio Berlusconi definendolo ''un concorrente difficile in Italia'' nell'audizione ai Comuni.

L'11 SETTEMBRE - Non c'e' prova che le vittime dell'11 settembre siano state spiate da giornalisti di News Corp., ha detto Rupert Murdoch ''Non posso credere che possa essere successo a nessuno in America'', ha detto Murdoch: ''Se dovessi avere elementi aprirei un'inchiesta''. ''Non abbiamo visto prove di questo e per quel che ne sappiamo neanche l'Fbi. Se ce le hanno le tratteremmo nello stesso modo con cui trattiamo qui lo scandalo delle intercettazioni''.

Per preparare la seduta in parlamento, Murdoch si è rivolto all’uomo che ha salvato la carriera di David Letterman e ha curato l’immagine di Robert De Niro, Steven Rubenstein, lo stratega americano della comunicazione, che è volato a Londra la scorsa settimana per cominciare a lavorare con Murdoch nel suo appartamento di St James’s Palace. Il magnate si è rivolto anche a un legale specializzato nel settore dei media, Dan Tench, a cui ha affidato il compito di redigere un regolamento interno per News International, mirato a superare lo scandalo.

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