Atlanta, 18 agosto 2011. L'incubo si nasconde nell'acqua. Negli ultimi tre mesi, due bambini e un ragazzo hanno perso la vita a causa di un ameba killer che vive in laghi, piccoli fiumi e pozze e si nutre di tessuti cerebrali. In agosto, la terribile infezione, secondo l'Associated Press, ha colpito una teenager della Florida, che si è sentita male non appena è tornata a riva, e un piccolo di 9 anni della Virginia, che è morto una settimana dopo essere rientrato da un campo dedicato alla pesca. Il bambino si era immerso nell'acqua il primo giorno di vacanza. La terza vittima è un ragazzo della Louisiana, che è stato ucciso dall'ameba in giugno. Tracce del killer invisibile sono state ritrovate nell'acqua contenuta nello spruzzino che il giovane utilizzava di solito per curare il raffreddore. Gli ispettori sanitari hanno poi rintracciato l'ameba nelle tubature della casa del giovane. L'infezione non si è propagata ed è stata fermata in tempo. «Non abbiamo rilevato la presenza dell'ameba altrove», ha tentato di rassicurare i cittadini l'epidemiologo Raoult Ratard.

Ma ormai negli Stati Uniti è psicosi, anche perché una volta che la Naegleria fowleri (questo il nome dell'ameba) riesce a raggiungere il cervello, dopo aver risalito le cavità nasali, non esiste cura. Le vittime dell'infezione sono state 32 tra il 2001 e il 2010. Secondo il centro di prevenzione e controllo delle malattie, il numero di persone colpite (tre all'anno) è in linea con le statistiche. Su Twitter e Facebook, gli utenti consigliano ai propri amici o follower di non fare il bagno nei laghi e c'è anche chi li invita a non bere l'acqua dei rubinetti. «Questa infezione è davvero difficile da curare. Non esiste un protocollo da seguire. Quasi tutte le persone colpite - conclude Raoult Ratard - poi muoiono».