NEW YORK, 27 agosto 2011 - Il Presidente Obama, i governatori, i sindaci hanno lanciato appelli supplicanti alle popolazioni di tutti i 7 stati in emergenza : “evacuate…evacuate…evacuate mentre siete in tempo…Temiamo conseguenze molto gravi da Irene”.

Quando l’uragano questa mattina ha toccato le coste del North Carolina centinaia di abitazioni sono andate subito distrutte e ci sono state le prime 4 vittime compreso un bambino di 11 anni, tutte provocate dalla cattura di alberi. Con montagne d’acqua e pioggia, la creazione di improvvisi tornado al suo interno, anche se Irene è stato declassato da uragano di categoria 2 a categoria 1, la sua potenza distruttiva rimane invariata perché ha uno spaventoso raggio d’azione che supera i 130 chilometri e minaccia oltre 65 milioni di persone.

Da New York a Philadelfia gli ordini di evacuazione obbligatoria hanno interessato più di 3 milioni di abitanti e sono stati rispettati al 90%. E’ stato un gigantesco e ordinato esodo verso l’alto di Manhattan, oppure all’interno, lontano dalle coste. C’è qualcuno però che non ha voluto abbandonare le proprie case o il proprio palazzo pur sapendo che in caso d’emergenza difficilmente potrebbe essere soccorso. Gli incoscienti più visibili sono gruppi isolati di surfisti che rischiano la vita cercando l’onda perfetta nell’occhio del tornado.

Barack Obama col segretario dell’homeland security Janet Napolitano ha partecipato ieri, dopo essere rientrato in anticipo dalle vacanze a Martha’s Vineyard, al summit della FEMA (la protezione civile americana) che sta coordinando con le autorità locali tutti gli interventi anti uragano. Nessuno ricorda in America una mobilitazione così vasta ma l’uragano Katrina anche questo con un nome dall’apparenza gentile nel 2005 ha lasciato sul terreno oltre 1900 morti e feroci polemiche contro la Casa Bianca di George Bush.

“Ci aspettiamo 72 ore molto lunghe - ha detto il presidente Obama ai tecnici nelle zone di crisi - Ragazzi state facendo veramente un grande lavoro…”. Dopo l’esperienza di Katrina dove centinaia di persone sono morte a New Orleans e sulla costa del Mississippi per mancanza di assistenza e di soccorsi, l’America della vergogna è corsa ai ripari e ogni città dispone dal 2006 di un ‘piano di evacuazione’ che vede l’immediata scesa in campo di forze locali e federali, della guardia costiera, della guardia nazionale e del Pentagono.

Manhattan per tutto il giorno è sembrata una metropoli spaccata in due: il sud di Battery Park e della zona di Wall Street praticamente deserto tutto evacuato con ristoranti e negozi chiusi mentre a Midtown e sulla Fifth Avenue decine di migliaia di turisti con l’ombrello anche dopo l’interruzione di tutti i sistemi di trasporto camminavano fino a quando si è fatto buio in una città silenziosa e completamente surreale con cinema, teatri boutiques e ristoranti chiusi che le conferivano un aspetto quasi spettrale.

Gli unici posti presi d’assalto sono stati i pochi supermercati aperti con lunghissime file per cercare soprattutto acqua pane e batterie. Anche alcuni coraggiosi ristoratori italiani hanno voluto sfidare l’uragano servendo addirittura un ‘menù Irene’, ma la gran parte ha chiuso i battenti mettendo addirittura sacchetti di sabbia davanti ai locali. Nei 147 rifugi distribuiti fra Manhattan Queens Brooblyn e Staten Island i posti letto si sono riempiti in fretta in attesa della notte della grande paura.

Il sindaco Bloomberg ha annunciato che ci potrebbero essere lunghi black out e vaste inondazioni in diverse aree non solo a Wall Street e raccomandato alla gente, anche ai turisti, di rimanere chiusi dentro fino a quando l’uragano non sarà passato. La metropolitana di New York e il servizio di trasporti urbano di treni e autobus con le sue 987 stazioni è stato totalmente bloccato e non è certo riprenda nemmeno lunedì. Dipenderà dall’impatto di ‘Irene’, il mostro della natura dal nome gentile….