PECHINO, 28 agosto 2011 -  ‘SCOMPARSE’ legalizzate. Ecco la risposta del governo cinese all’azione dei dissidenti. Il progetto è quello di trasformare in legge il ‘confino’ dei sospetti. Procedura ampiamente usata da Pechino nell’ultimo anno e che si è drasticamente intensificata nel periodo della ‘primavera araba’ per il terrore del contagio sulla popolazione. Gli emendamenti proposti alla legge che prevede l’istituto della ‘residenza sorvegliata’, una variante degli arresti domiciliari, permetterebbero alla polizia di detenere per sei mesi i sospetti in località di sua scelta senza l’obbligo di avvertire le loro famiglie.

Di fatto questo è quello che è successo nei mesi scorsi a decine di attivisti per i diritti umani e di dissidenti, il più noto dei quali è l’artista Ai Weiwei. Nicholas Bequelin, ricercatore di Human Rights Watch esperto della Cina, afferma che gli emendamenti, se saranno tradotti in legge, indicherebbero una «preoccupante espansione dei poteri della polizia». Bequelin sottolinea poi che gli emendamenti sono in contraddizione con gli obblighi che la Cina ha assunto firmando la Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici. Pechino ha sottoscritto la Convenzione nel 1998, ma l’Assemblea Nazionale del Popolo, equivalente di un Parlamento occidentale, non ha ancora ratificato l’adesione.
r. est.