Tripoli, 3 settembre 2011 - Gli insorti libici proseguono l’avanzata verso Sirte, la città natale di Muammar Gheddafi, malgrado abbiano prorogato l’ultimatum per la sua resa. Le autorità del Consiglio nazionale di transizione (Cnt), l’organo politico degli insorti libici, hanno spiegato di non avere fretta di sferrare l’assalto a Sirte, ancora controllata dai fedelissimi del colonnello, e di volerne assumere il controllo evitando un bagno di sangue.

Il leader del Cnt, Mustafa Abdel Jalil, ha annunciato ieri che l’ultimatum in scadenza oggi è stato prorogato e durerà ora un’altra settimana. I combattenti si stanno tuttavia ammassando nelle città limitrofe nel caso sia necessario un attacco, con i reparti militari diretti verso Wadi Hawarah, a una cinquantina di chilometri.

Khaled Zintani, portavoce delle forze anti-Gheddafi nella città montuosa di Zintan, ha spiegato che “l’azione militare sarà l’ultima opzione, perchè dopo la caduta della capitale non abbiamo fretta”. Ha aggiunto che gli anziani tribali a Sirte hanno chiesto l’arrivo di una delegazione da Zintan per favorire i negoziati.

Restano contrastanti le notizie sul nascondiglio di Gheddafi, malgrado l’opposizione sostenga di conoscere il luogo in cui si è rifugiato l’ex leader libico. Il nuovo ministro del Petrolio e della Giustizia, Ali al Tarhouni, ha spiegato che il gruppo era a conoscenza del luogo e che l’informazione potrebbe essere diffusa in un momento successivo. Le forze anti-Gheddafi stanno concentrando i loro combattenti in tre roccaforti ancora controllate dai lealisti: Sirte, Bani Walid e la città meridionale di Sabha.

BAN KI-MOON: AIUTIAMO IL POPOLO LIBICO - Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato la comunita’ internazionale a sostenere in maniera compatta il nuovo corso in Libia, il cui futuro spetta comunque ai suoi cittadini stabilire. “Continuo a sollecitare tutti i Paesi del mondo a unirsi per aiutare il popolo libico, dal quale deve comunque essere deciso l’avvenire della Libia”, ha affermato Ban, giunto in visita in Australia da Parigi, dove l’altroieri aveva partecipato alla Conferenza degli ‘Amici della Nuova Libia’, l’ex Gruppo Internazionale di Contatto. “Stiamo lavorando”, ha proseguito, “per garantire che le Nazioni Unite possano rispondere velocemente a eventuali richieste della autorita’ libiche, e cio’ comprende ripristinare la sicurezza e l’ordine pubblici, promuovere lo stato di diritto e il dialogo politico che coinvolga tutti, come pure proteggere i diritti umani, in particolare a favore dei gruppi vulnerabili”. Ban alludeva all’eventuale invio nel Paese nord-africano di una missione del Palazzo di Vetro, che il Consiglio Nazionale Transitorio ha peraltro ampiamente manifestato di non gradire. “Stiamo collaborando a stretto contatto con i vertici del Paese”, ha non a caso sottolineato, “cosi’ da assicurare che la confusione e la duplicazione degli sforzi siano mantenuti al minimo livello”.

LA CINA INVITA IL CNT A GARANTIRE I SUOI INTERESSI NEL PAESE - La Cina ha chiesto al Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico di “garantire realmente gli interessi delle imprese cinesi in Libia”, durante un colloquio del suo vice ministro degli Esteri, Zhai Jun, con il numero due del Cnt, Mahmoud Jibril.

La Cina, l’unico membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a non aver riconosciuto ufficialmente l’organo politico degli insorti, “rispetta il ruolo importante del Cnt in Libia, con cui è pronta a mantenere stretti contatti, per promuovere relazioni amichevoli” tra Cina e Libia, ha dichiarato Zhai a Jibril durante un colloquio ieri a Parigi. Lo ha riportato il sito internet dell’ambasciata cinese in Francia.

“La Cina è pronta ad accordare un aiuto alla ricostruzione della Libia a livello delle sue capacità dopo la guerra, e spera che il Cnt tenga conto delle preoccupazioni essenziali della Cina, rispetti i suoi impegni e garantisca realmente gli interessi delle imprese cinesi in Libia”, ha proseguito il responsabile.

Zhai rappresentava la Cina alla conferenza sulla Libia che si è svolta ieri nella capitale francese, ma soltanto in qualità di osservatore. Jibril gli ha risposto che il Cnt “rispetterà i contratti economici e commerciali preliminari della Cina e adotterà le misure necessarie per proteggere il personale ed i beni cinesi in Libia”, secondo il comunicato di l’ ambasciata cinese.

La Cina aveva sgomberato in Libia, tra febbraio e marzo nel corso di un’operazione di grande portata, circa 36mila dei suoi cittadini impegnati nel settore degli idrocarburi, edile, ferroviario o delle telecomunicazioni. La seconda economia mondiale ha realizzato circa 50 grandi progetti in Libia per un valore stimato in almeno 18,8 miliardi di dollari (13,1 miliardi di euro), secondo il ministero del Commercio cinese.

SCOPERTI ARCHIVI CON PROVE DI LEGAMI TRA CIA E GHEDDAFI - Archivi scoperti in un edificio governativo libico a Tripoli svelano le relazioni strette che hanno legato in passato la Cia al servizio di intelligence del regime del colonnello Muammar Gheddafi. Lo ha riportato il Wall Street Journal.

In Gran Bretagna, il The Independent ha pubblicato informazioni simili che indicano inoltre i rapporti tra servizi libici e britannici nella stessa epoca. Sotto l’amministrazione dell’ex presidente George W. Bush, la Cia ha consegnato sospetti terroristi al regime del colonnello Gheddafi suggerendo le domande che i libici dovevano loro sottoporre, ha riportato il Wall Street Journal citando documenti scoperti nella sede dell’agenzia della sicurezza esterna libica. All’epoca gli 007 libici erano guidati da Moussa Koussa.

Moussa Koussa, direttore dei servizi di intelligence libici dal 1994 al 2009 e quindi ministro degli Esteri e uomo di fiducia del colonnello Gheddafi, ha fatto defezione dal regime di Tripoli prima di recarsi a Londra il 30 marzo. Nel 2004, la Cia aveva stabilito “una presenza permanente” in Libia, secondo una nota di un alto responsabile dell’agenzia americana, Stephen Kappes, indirizzata a Moussa Koussa e scoperta negli archivi della sicurezza libica. Lasciando presupporre relazioni strette tra i due servizi, la nota comincia con un “Caro Moussa” ed è firmata “Steve”, ha indicato il Wall Street Journal.

Un responsabile americano citato dal giornale ha ricordato che in quel periodo la Libia tentava di rompere il suo isolamento diplomatico di fronte all’Occidente. “Nel 2004, gli Stati Uniti erano riusciti a convincere il governo libico a rinunciare al suo programma di armi nucleari e ad aiutare a fermare i terroristi che prendevano di mira gli americani”, ha indicato questo responsabile esprimendosi sotto copertura di anonimato. Gli archivi sono stati scoperti dai ricercatori dell’organizzazione della difesa dei diritti umani ‘Human Rights Watch’ (Hrw), che hanno dato copie al Wall Street Journal.

IL CANADA VUOLE AIUTARE IL CNT A GESTIRE LE ARMI DI DISTRUZIONE DI MASSA - Il Canada intende aiutare le nuove autorità libiche a fare in modo che le loro riserve di armi di distruzione massa “non finiscano nelle mani sbagliate”. Lo ha affermato il ministro degli Esteri del Paese, John Baird.

“E’ importante per tutti garantire che le armi di distruzione di massa siano salvaguardate e non cadano nelle mani sbagliate”, ha detto Baird, intervistato a Parigi dalla rete pubblica Cbc. In Libia esistono “importanti riserve di gas mostarda (iprite) e altre armi chimiche che erano in sicurezza da molti anni e non vogliamo che finiscano in cattive mani”, ha ripetuto, auspicando che il Paese sia “smilitarizzato per avere un futuro pacifico”.

Quanto alla prosecuzione della missione della Nato in Libia, il capo della diplomazia canadese ha ribadito che è ancora necessario proteggere la popolazione civile, ma che spera che questo periodo possa concludersi quanto più rapidamente possibile. Infine, il Canada si è detto sempre pronto a collaborare con il Consiglio nazionale di transizione libico (Cnt) e il nuovo governo a promuovere uno stato di diritto e aiutare la redazione di una costituzione, ha garantito Baird.

Per restituire al Cnt i fondi congelati al regime, serve una decisione dell’Onu e il Canada spinge a favore di una decisione del genere, ha ancora detto il ministro, rilevando che le nuove autorità devono iniziare a pagare gli stipendi della polizia e degli insegnanti.