Cernobbio (Como), 3 settembre 2011 - In Libia nella produzione di petrolio "l'Italia manterrà il suo primo posto: ce l'aveva e ce l'avremo". Lo afferma a Cernobbio il ministro degli Esteri Franco Frattini. "Abbiamo confermato gli impegni - continua Frattini - per ottobre saremo in grado di far ripartire la produzione, quella che era sotto il controllo dell'Eni".

 

"Vediamo - prosegue Frattini - che altri Paesi come la Russia si preoccupano di confermare i loro contratti petroliferi. Ne prendo atto e non ci trovo niente di strano. Quel che occorre è che l'Italia rimanga, come è sempre stata, il primo partner della Libia". Frattini ha poi ricordato che "l’Italia ha chiesto lo scongelamento di altri 2,5 miliardi" dai conti libici e "credo che questo avverrà in una o due settimane".
 

 

Mustafà Abdel Jalil, presidente della nuova autorità libica, ha comunque smentito una nuova volta, l’esistenza di "accordi, contratti o promesse" sull’estrazione del petrolio in Libia. "Non esiste alcun contratto, accordo o promessa con imprese o Paesi stranieri", ha dichiarato il presidente del Consiglio nazionale di transizione, durante una conferenza stampa. "Se un organo di informazione è a conoscenza di tali accordi, deve comunicarcelo perché si tratta di corruzione", ha aggiunto.

 

"Ci sono notizie su episodi di corruzioni in seno alle istituzioni nazionali, queste azioni sono altamente riprovevoli perché avvengono mentre siamo in guerra", aveva detto in precedenza. "Indagheremo e se le accuse dovessero essere confermate, annunceremo pubblicamente i nomi delle persone e i loro atti e i responsabili saranno puniti da un tribunale penale", ha precisato. Giovedì scorso, il quotidiano francese 'Liberation' aveva affermato che un accordo era stato concluso tra il Cnt e la Francia per garantire una parte del petrolio libico alle compagnie transalpine. Parigi e il Cnt hanno già smentito.
 

 

Intanto è giunto oggi in visita a Tripoli Ian Martin, inviato speciale per la Libia del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. "Sono qui", ha dichiarato il diplomatico britannico, subito dopo essere atterrato in un aeroporto militare alle porte della capitale libica, "per discutere con il Consiglio Nazionale Transitorio come l'Onu possa essere il più possibile d'aiuto per l'avvenire".

 

"Penso", ha proseguito l'ex segretario generale di Amnesty International, "che i futuri dirigenti della Libia abbiano davanti una sfida davvero grande, ma che abbiano già appreso in quale maniera poterla affrontare, e sarà quindi impegno delle Nazioni Unite assisterli in qualsiasi modo loro ci chiederanno di fare", ha concluso Martin, alludendo all'ipotesi dello schieramento nel Paese nord-africano di un contingente d'interposizione formato da 'caschi blu': eventualità che il Cnt ha peraltro mostrato di non gradire.