Parigi, 5 settembre 2011 - Un ritorno trionfale, degno di un presidente della Repubblica. Un plotone allucinante di fotografi e reporter era schierato fin dalle prime luci dell’alba all’aeroporto parigino di Roissy per accogliere Dominique Strauss-Kahn. L’ex direttore del Fondo monetario internazionale, l’uomo che avrebbe potuto battere Sarkozy alle presidenziali del 2012 e che è stato travolto invece da un miserabile scandalo sessuale in una camera d’albergo, si era imbarcato sabato sera al JFK di New York per tornare finalmente a casa dopo quattro mesi di orrore giudiziario.

Elegante, camicia bianca e giacca blu, visibilmente rilassato, ha sorriso salutando i cronisti, ma ha rifiutato di rilasciare dichiarazioni: nessun commento, neanche una parola sul suo stato d’animo, sulle sue aspettative, sulle mosse future. Al suo fianco c’era la moglie Anne Sinclair, la sentinella infaticabile, la donna che lo ha sempre difeso a spada tratta, che ha messo a disposizione il patrimonio personale (ingente) per pagare gli avvocati e il salatissimo soggiorno in America, incurante dei commenti ironici, delle allusioni malevole, degli ammonimenti lanciati dagli amici: un personaggio shakespeariano.

In jeans e giacca nera, si stringe al marito poi lo perde di vista nella calca che stringe d’assedio la sua abitazione al numero 13 di place des Vosges, il quartiere più costoso di Parigi. Il caos è tale che lei resta fuori mentre le guardie del corpo chiudono il portone dietro le spalle di Strauss-Kahn.

I giornalisti li hanno inseguiti lungo tutto il tragitto dall’aeroporto al quartiere del Marais: «Basta, vi comportate come selvaggi», protesta Anne Hommel, responsabile della comunicazione di Dsk.

Poi anche la Sinclair riesce ad eclissarsi: per tutta la giornata la coppia resterà chiusa nel vasto, lussuoso appartamento a due passi dalla casa-museo di Victor Hugo. L’ex ministro socialista Jack Lang, che abita anche lui in place de Vosges, coglie l’occasione per farsi intervistare: si precipita fuori di casa per rendere omaggio al ‘coraggio’ e al ‘talento’ del suo amico: «Prima o poi avremo bisogno della sua esperienza, della sua competenza, delle sue grandi qualità intellettuali», dice.

Non tutti, però, la pensano come Jack Lang: a parte alcune grida ostili (poche) che hanno accolto Dsk all’aeroporto («Non ti vogliamo qui, vai a farti curare altrove»), c’è nei suoi confronti l’avversione profonda, benché non dichiarata, della maggior parte del partito socialista. L’ex favorito dei sondaggi è diventato un personaggio scomodo, un uomo che con la sua presenza rischia d’inquinare la competizione elettorale: soprattutto adesso, a poche settimane dalle primarie che designeranno il candidato ufficiale del PS per le presidenziali.

Per il momento Dsk è fuori gioco, non c’è dubbio: ma chi può dire che domani non cerchi di tornare alla carica? Resta il fatto che la curiosità per Dsk è ai massimi e già si parla di una sua intervista a un tg nei prossimi giorni.

Sul fronte giudiziario, invece, l’archiviazione della denuncia per l’aggressione sessuale di Nafissatou Diallo, la cameriera del Sofitel di New York, non chiude i guai di Strauss-Kahn: non solo dovrà affrontare il processo civile in Usa a causa della richiesta d’indennizzo della Diallo, ma soprattutto dovrà rispondere in Francia della denuncia presentata da Tristane Banon, la giornalista che lo ha accusato di aver tentato di violentarla nel 2003. È possibile che già nei prossimi giorni Dsk sia convocato dagli inquirenti.

Ieri la madre di Tristane, Anne Mansouret, ha definito «indecente» l’accoglienza che gli è stata tributata dai media: «Dovrà spiegarsi con la polizia per l’affare relativo a mia figlia. E speriamo che non scappi in Marocco per sfuggire agli interrogatori».