Tripoli, 9 settembre - "Muammar Gheddafi sarà catturato". Non è un augurio, ma una certezza. Almeno secondo Anis Sharif, portavoce del Consiglio nazionale di Transizione (Cnt) a Tripoli. Strumento per trasformare il desiderio in realtà una squadra speciale. "Un'unità dedicata di 200 uomini", con il solo compito di strappare il Colonnello alla sua latitanza. L'unità - secondo la tv Al Arabia - sta svolgendo un accurato lavoro di intelligence, soprattutto sul fronte delle tlc, per intercettare gli uomini rimasti fedeli all'ex leader e isolarlo nel suo bunker segreto - addirittura già individuato secondo lo stesso portavoce. 

 


La stretta sul rais è confermata dall'ordine d'arresto internazionale emesso questa mattina a Lione dal segretariato generale dell'Interpol contro Muammar Gheddafi, il figlio Saif al-Islam e il capo dei servizi segreti Abdullah al-Senussi.

 


Intanto alla frontiera con il Niger proseguono gli arrivi dei gerarchi libici in rotta. Ieri nuovo avvistamento vip, ad Agadez: 14 alti ufficiali guidati dal generale Ali Kana, il militare di etnia Tuareg posto dal rais al comando delle forze lealisti nel sud del Paese.

 


Che il fuggi fuggi sia cominciato, dopo il mega convoglio transitato in Niger nei giorni scorsi, tra l'imbarazzo del governo nigerino (il cui ministro degli Esteri Mohamed Bazoum, intervistato dalla Bbc, aveva lamentato di non poter controllare il confine data la sua vastità e i pochi mezzi a disposizione), è del resto confermato da una molteplicità di episodi.

 


Ieri la Tunisia ha per esempio sequestrato il passaporto al generale Khouildi Hamidi, uno dei più stretti collaboratori del colonnello Gheddafi (partecipò al golpe del 1969), fermato mercoledì sera all'aeroporto di Tunisi-Cartagine, mentre, con la sua famiglia, cercava di scappare) per ingresso illegale. Il caso dimostra come il "rompete-le-righe" nell'entourage del rais sia ormai fenomeno conclamato.

 


Dopo le fughe dei più alti papaveri, riparati per tempo all'estero o esfiltrati dai servizi segreti occidentali con operazioni mirate, le file lealiste si assottigliano giorno dopo giorno. A non potersela dare a gambe sono invece i gheddafiani della base, sulle cui condizioni di prigionia vigilano - per quanto possibile - media occidentali e organizzazioni umanitarie. E se a Tripoli le condizioni di reclusione erano sembrate disastrose, assai migliore la situazione appare a Misurata, dove 350 prigionieri accusati di aver partecipato alle uccisioni dei ribelli sono agli arresti all'interno di un istituto scolastico secondario, struttura giudicata dalla Bbc "in ottime condizioni: pulita e ordinata". Tra i 350 reclusi anche un centinaio di civili, spesso giovanissimi, 5 ufficiali e 5 mercenari. Negli occhi di tutti la paura. Solo in tre ammettono di aver servito nell'esercito di Gheddafi. Che intanto è ancora libero nel Paese. Ora, come un criminale comune, lo cerca pure l'Interpol. Tutti i paesi aderenti sono avvisati. Inclusi Niger, Ciad, Algeria, Tunisia, Egitto e Sudan: vicini di casa del Colonnello deposto e chiamati a vigilare.