Manchester, 2 ottobre 2011 - La crisi dell’euro "rappresenta una minaccia per l’economia mondiale": lo ha dichiarato alla Bbc il primo ministro britannico David Cameron, invitando i leader europei a "rimboccarsi le maniche e a far funzionare il mercato unico".

 

Mentre si apre oggi a Manchester, nord-ovest dell’Inghilterra, l’annuale Congresso dei Tories, Cameron ha promesso fino 200mila case in più e 400mila nuovi posti di lavoro. Ma sulle case è bufera. Cameron ha infatti annunciato che il governo rilancierà l’ambizioso piano casa che prevede la vendita agli inquilini delle case popolari. Si tratta di fatto del programma avviato negli anni ‘80 da Margareth Thatcher, l’icona Tory sinonimo di modernizzazione e resistenza ad oltranza contro i sindacati e soprattutto degli anni d’oro dei conservatori. Immediata la reazione delle associazioni dei lavoratori: in 35 mila hanno stretto d'assedio il congresso in segno di protesta.

 

Cameron, intanto, ha dichiarato di essere contrario all’idea di un referendum per restare o meno in Europa, lanciato dagli euroscettici del suo partito: "L’eurozona rappresenta una minaccia per se stessa, ma anche per l’economia britannica e per l’economia mondiale", ha spiegato il capo di governo. La sparizione dell’euro, tuttavia, sarebbe "molto negativa" per il Regno Unito, ricordando che, sebbene il Paese non appartenga all’eurozona, realizza il 40% delle sue esportazioni nella regione.

 

"Il nostro interesse è restare nell’Unione europea perché abbiamo bisogno di quel mercato unico", ha aggiunto, stimando tuttavia che Londra ha affidato "troppi poteri all’Europa". Cameron ha risposto così alle proposte della presidente della commissione parlamentare britannica incaricata dell’Economia, la laburista Natascha Engel, la quale aveva detto che "una chiara maggioranza di parlamentari chiedono il dibattito" sullo svolgimento del referendum per restare o meno in Europa.

 

Secondo il Mail online, il dibattito dovrebbe svolgersi entro Natale, ma è difficile che porti a un voto a favore della tenuta di un referendum, dato che il partito conservatore di Cameron e i suoi alleati libearl-democratici (Lib-Dem), filo-europei, dispongono della maggioranza assoluta.
 

 

GRECIA, VIA LIBERA DEL GOVERNO: 30 MILA STATALI LICENZIATI - E' una corsa disperata contro il tempo quella di Atene. Il governo greco e i capi della delegazione Ue-Fmi-Bce hanno raggiunto un accordo preliminare sul programma che prevede il taglio di 30.000 lavoratori pubblici. Il consiglio dei ministri ha approvato all'unanimità questa misura 'speciale' volta a risanare la dissestata economia del Paese.

 

Nonostante queste misure, la Grecia non riuscirà a raggiungere i target di bilancio per 2011 e 2012 concordati con Ue e Fmi per il proprio salvataggio. Atene, secondo quanto riferiscono alcune fonti, prevede ora un deficit dell’8,5%, contro la stima precedente del 7,6%. Il Pil è atteso in calo del 5,5%, molto al di sotto delle previsioni precedenti.