Roma, 15 ottobre 2011 - Non c'è pace per Tripoli. Nella capitale della Libia, che sembrava già saldamente in mano ai ribelli, sono in atto combattimenti fra le milizie fedeli a Muammar Gheddafi e le forze del Consiglio nazionale di transizione (Cnt). Tre le vittime, ma si registrano anche una trentina di feriti negli scontri che hanno avuto come epicentro il quartiere di Abu Salim.

 

Abdelrazak Al-Aradi, vicepresidente del comitato di sicurezza del Cnt nella capitale libica, ha precisato che a perdere la vita sono stati un combattente delle forze 'rivoluzionarie' e due uomini di Gheddafi. All’origine delle tensioni, secondo la stessa fonte, ci sarebbe stato un gruppo di una cinquantina di miliziani - al soldo del deposto dittatore - di cui ventisette, definiti come "mercenari africani", sono stati arrestati.

 

In una conferenza stampa, il capo del Consiglio militare di Tripoli Abdelhakim Belhaj ha assicurato, dal canto suo, massima “fermezza” contro i fedelissimi dell’ex rais e le “cellule dormienti” dell’ex regime rendendo omaggio ai guerriglieri pro-Cnt che hanno “accerchiato il quartiere di Abu Salim, roccaforte degli uomini dell’ex leader in fuga che si trova una decina di chilometri a sud dal centro della capitale.

 

Nella giornata di ieri, un portavoce del Cnt Abdel Rahman Boussin, aveva parlato di scontri in altri quartieri “nella periferia della capitale” aggiungendo di attendersi altre violenze nel corso della notte. In effetti è stata poi confermata la notizia di tensioni nell’est di Tripoli, ad Al-Hay Al-Islami.

 

Intanto , secondo quanto scrive New York Times, il Il Dipartimento di Stato di Washington sta inviando decine di 'contractor' americani nel Paese nordafricano per aiutare le nuove autorità a rintracciare e distruggere i missili antiaereo sottratti agli arsenali del governo nelle concitate fasi della caduta del colonnello Muammar Gheddafi. La paura è che le armi possano finire sul mercato nero e vendute in altri Paesi, alimentando guerre regionali o armando i gruppi terroristici.