New York, 4 febbraio 2012 – Di fronte ai massacri continui del regime di Damasco l’Onu si spacca. Russia e Cina mettono il veto quasi a sorpresa alla risoluzione dell’Onu, dopo aver partecipato a due giorni di consultazioni e la risoluzione, già profondamente cambiata e addolcita rispetto alla versione iniziale, viene annullata.

Il presidente Assad trova un altro paracadute alla repressione, ma potrebbe durare solo poche settimane. Cosa sta succedendo tra chi difende e condanna Damasco al Palazzo di vetro? Il Cremlino, scottato dal disco verde dato alla Nato in Libia, ha avviato da mesi un duro braccio di ferro con la Casa Bianca spalleggiata da francesi, inglesi e tedeschi. La Cina, sempre molto prudente nell’intromettersi negli affari interni di altri paesi, è rimasta alla finestra, ma quando si è trattato di isolare Mosca nella difesa di un regime dittatoriale ha fatto una scelta di campo ricreando l’asse con i russi ed ha posto anche il suo veto.

La bocciatura di ieri mattina al Palazzo di Vetro è uno smacco per il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che rischia di tornare irrilevante. Mosca manderà il ministro degli Esteri Lavrov a Damasco martedì prossimo con un messaggio molto chiaro per il presidente Assad. Potrebbe essere quella l’ultima occasione offerta al presidente siriano per scegliere un’uscita politica e negoziata dalla sanguinaria crisi che con più di 6000 morti sta ormai portando alla guerra civile.

ANCORA SANGUE NELLA NOTTE - Colpi d’artiglieria e di mortaio nella notte hanno massacrato centinaia di abitanti mentre fuggivano disperati nelle strade di Homs. Le forze del regime siriano hanno colpito anche ospedali e zone residenziali. I feriti sono migliaia. Secondo i ribelli e i soldati che si sono ammutinati passando con gli oppositori, i morti sarebbero stati 347 solo nelle ultime 24 ore. Coraggiosi abitanti della città ribelle hanno mandato video agghiaccianti sulle Tv arabe che mostrano donne e bambini straziati e decine di cadaveri in pozze di sangue.

Il regime ammette i bombardamenti di alcuni quartieri di Homs, ma ne attribuisce la responsabilità a "gruppi di terroristi armati che hanno sparato bombe in modo indiscriminato". La comunità internazionale è sconcertata e inorridita dal cinismo e dalla sistematicità dei massacri. Barack Obama è durissimo contro il terribile attacco di Homs. "Trent’anni dopo che suo padre ha massacrato decine di migliaia di innocenti siriani a Hama, Bashar al-Assad deve fermare immediatamente la campagna di assassini contro il suo popolo - dice il presidente Usa - Mostra disprezzo per la vita umana e la dignità. Deve arrestare la macchina della morte e lasciare subito il potere per consentire una transizione democratica….Non ha più il diritto di guidare la Siria…".

Per il ministro degli esteri francese Alain Juppè i bombardarmenti di Homs sono "un ulteriore passo verso la barbarie…". A Monaco, a margine del summit sulla sicurezza, il segretario di stato Usa Hillary Clinton e il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov hanno avuto un "robusto" confronto sulla crisi siriana che doveva portare ad un cambiamento della posizione di Mosca sulla risoluzione Onu. Il Cremlino, che non minacciava più il veto di fronte ai nuovi massacri dopo aver ottenuto numerosi cambiamenti di linguaggio e modifiche nella risoluzione delle Nazioni Unite impostata sul progetto della Lega Araba, si avviava a dare il via libera (attraverso l’ astensione) alla condanna di Damasco ma alla fine tutto è crollato.

Lavrov aveva ottenuto che l’Onu non imponesse l’embargo delle armi alla Siria, escludesse un intervento militare esterno e rinunciasse a chiedere al presidente Assad di farsi da parte, ma non è bastato ed è scattata la rottura.

Su mandato del presidente Mevedev, il ministro degli Esteri sarà a Damasco insieme al capo dei servizi di intelligence russo proprio per incontrare il presidente Assad e convincerlo a sospendere immediatamente l’azione repressiva contro gli oppositori del regime e i civili.

I russi scendono in campo in prima persona come mediatori per non perdere la leadership nella regione la loro missione potrebbe diventare il vero ultimatum. Mosca e Pechino si sono opposte all’Onu perché non vogliono che in Siria si ripeta quanto è successo in Libia, ma capiscono che la difesa a oltranza di Assad e del suo regime potrebbe avere un effetto boomerang.

"Il veto di Russia e Cina è una pessima notizia - dice il ministro degli esteri italiano Giulio Terzi -La popolazione siriana non può più attendere. La comunità internazionale deve trovare la capacità di rispondere. Il numero delle vittime civili della repressione messa in atto dal regime siriano parla chiaro…".

L’ambasciatrice americana all’Onu Susan Rice, che ha lavorato diversi giorni alla difficile mediazione, si dice "disgustata" mentre l’ambasciatore inglese Lyall Grant aggiunge: "non c’era nulla nella risoluzione che potesse innescare un veto. La verità è che Russia e Cina hanno fatto una scelta".

Amara anche la conclusione del rappresentante francese Araud: " Oggi – dice - è un giorno triste per la siria e per tutte le democrazie…E’ passato quasi un anno dall’inizio delle violenze e questo Consiglio continua il suo silenzio". Per la Germania  "Aver bloccato la risoluzione di condanna rende complici del governo siriano…".