Mosca, 6 febbraio 2012 - "Caro Vlad hai la primavera araba alle porte". Così il politico americano, John McCain, gongola su Twitter, lanciando ancora una volta la provocazione al premier russo e candidato al Cremlino Vladimir Putin. Il senatore repubblicano mette poi un link all'articolo del quotidiano The New York Times sulla manifestazione di protesta dell'opposizione tenutasi sabato a Mosca, dove una folla di oltre 100 mila persone ha riempito il centro scandendo slogan come "Russia senza Putin!" e "Putin vattene" (vedi Fotogallery).
 

SECONDO AVVISO - Non è il primo avvertimento che McCain lancia a Putin. Nel dicembre 2011 il senatore repubblicano, dopo le elezioni legislative russe segnate dalla vittoria del partito di Putin, le pesanti accuse di brogli e l'inizio delle manifestazioni di piazza, ha "predetto" all'ex agente del Kgb una fine simile all'ex leader libico Muammar Gheddafi.
 

'FUORI DI TESTA' - Da parte sua, il premier russo aveva replicato già lo scorso 15 dicembre: "McCain è noto per aver combattuto in Vietnam", è un "amante" del sangue ed evidentemente è "uscito di testa" già ai tempi della prigionia nelle "fosse" vietnamite.

IL CASO NAVALNY -  Il duello McCain-Putin insomma continua, dopo che i leader dell'opposizione di piazza al Cremlino sono già stati accusati a Mosca di essere sovvenzionati dagli americani. "Questa è la risposta a chi sostiene che io sono venduto agli americani", ha risposto il blogger Aleksey Navalny  indicando la gente che affollava l'ampio lungo riva del fiume Moscova. "Accuse ridicole" secondo lui rispetto a chi gli fa notare che ha una auto troppo lussuosa, che usa troppo bene i social network o che, se andasse al potere vorrebbe, svendere la Russia. Di fatto però la figura del giovane avvocato e seguitissimo blogger, a suo tempo arrestato e poi liberato, sta emergendo con forza.

QUASI GUERRA FREDDA -  Quanto a McCain il senatore americano dice che quando guarda gli occhi di Putin gli vengono in mente tre lettere: K G B. E le repliche a distanza del capo del governo russo ricordano i tempi della guerra fredda. Quindi, con Putin che subentrerà a Dmitri Medvedev, è ben difficile che i rapporti bilaterali Russia-Usa trovino una vera distensione. Putin si è detto a favore di una politica di "costruzione di rapporti con gli Stati Uniti", ma si è anche rammaricato perché "l'America non ha bisogno di alleati, ma di vassalli". Ad ogni modo, secondo l'attuale premier russo, la società americana è stanca del ruolo di "gendarme del mondo", sostenuto dai falchi. "E' troppo costoso per le finanze di Washington" ha chiuso Putin, in plastica autotutela.