Dubai, 14 febbraio 2012 - Tensione in Bahrein a un anno esatto dalla ribellione sciita contro la famiglia reale sunnita. Il Paese è tornato a infiammarsi: le forze di sicurezza hanno sparato lacrimogeni, granate stordenti e proiettili veri contro i manifestanti che cercavano di raggiungere la rotonda delle Perle, al centro di Manama, simbolo della rivolta repressa dal governo.

Malgrado il divieto delle autorità, i dimostranti hanno marciato in direzione del centro di Manama da diversi villaggi sciiti nella periferia della capitale. La folla è quindi avanzata per circa 2 chilometri nella grande rotonda, ma è stata respinta dalla polizia. Il traffico è stato bloccato mentre sulla strada princiale piovevano pallini di gomma, massi e bombolette di lacrimogeni. Gli scontri si sono poi spostati in altre parti della cità, come il distretto di Budaiya, dove per almeno un’ora gruppi di giovani hanno lanciato pietre e bombe incendiarie contro gli agenti che hanno risposto con lacrimogeni e granate stordenti

"STIAMO RITORNANDO" - Sono stati soprattutto gli attivisti della Coalizione della Gioventù della Rivoluzione del 14 febbraio a richiamare i manifestanti nella rotonda delle Perle. “Stiamo ritornando”, è lo slogan pubblicato sulla loro pagina Facebook. Più cauta la posizione dei gruppi di opposizione che fanno capo ad Al-Wefaq, che ha voluto prendere le distanze dalla marcia, non condividendo l’idea di occupare piazza delle Perle.

“Nella nostra battaglia per raggiungere i nostri obiettivi vanno bene tutte le piazze e tutte le strade del Paese”, ha fatto sapere Al-Wefaq. Da un esponente della coalizione, Khalil al-Marzuq, è quindi arrivato un appello a manifestare pacificamente. “Questo è un movimento non-violento e deve continuare a rimanere tale”, ha dichiarato alla Bbc.

LA PROTESTA DELLO SCORSO ANNO - Nel febbraio 2011 la maggioranza sciita in Bahrein si era ribellata contro la famiglia reale sunniita, gli Al Khalifa, al potere da oltre due secoli. Le manifestazioni durarono circa un mese finchè l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi inviarono proprie truppe nell’arcipelago, spazzando via ogni protesta.

Nella breve rivolta persero la vita almeno 60 persone. Il governo di Manama fece demolire l’imponente monumento alla Perla, che sorgeva al centro dell’omonima rotonda e la cui immagine aveva fatto il giro del mondo, divenendo il simbolo della rivolta.