Parigi, 28 febbraio 2012 - La Corte costituzionale francese ha bocciato la legge sul genocidio degli armeni del 1915, all’origine di una grave crisi diplomatica e tra Parigi e Ankara, perchè contraria alla libertà d’espressione. “Il consiglio ha ritenuto che reprimendo la contestazione dell’esistenza e della qualificazione giuridica dei delitti che egli stesso ha riconosciuto e qualificato come tali, il legislatore porta un vulnus incostituzionale all’esercizio della libertà di espressione e comunicazione” si legge in un comunicato della Corte.

Ankara ha accolto con “soddisfazione” la decisione, secondo quanto dichiarato dal portavoce della rappresentanza diplomatica turca a Parigi, contattato dall’Afp. Il vice premier turco Bülent Arinç su Twitter ha affermato che è stata evitata una “grave crisi” tra Francia e Turchia. La legge, approvata in via definitiva dal Senato francese il 23 gennaio scorso, era sostenuta dal presidente Nicolas Sarkozy, che il 1 febbraio aveva promesso un nuovo testo in caso di censura da parte della corte.

Con l’approdo all’Assemblea nazionale il progetto di legge aveva scatenato le ire di Ankara, con il premier Recep Tayyip Erdogan che aveva denunciato “una crescita dell’islamofobia e del razzismo in europa”. In base al testo la negazione pubblica di un genocidio riconosciuto dalla legge francese è un reato punibile con il carcere fino a un anno e un’ammenda di 45.000 euro. La Francia riconosce due genocidi, quello degli ebrei durante la Secondoa guerra Mondiale e quello degli armeni ad opera dell’impero ottomano, ma finora puniva solo la negazione del primo. Ankara nega il genocidio e sostiene che 500mila armeni uccisi tra il 1915 e il 1917 in Anatolia furono vittime della Prima Guerra mondiale. Secondo fonte armena i morti tra gli armeni dell’Anatolia furono un milione e mezzo.