NEW YORK, 1 marzo 2012 – Il Palazzo di Vetro si tinge di rosa e attraverso la musica della Grammy Award Angelique Kidjo punta a sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale e l’attenzione dei 193 Paesi membri dell’Onu sul problema delle mutilazioni genitali femminili. Per una sera la tribuna dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si e’ trasformata in un palco dove protagonista e’ stata l’energia travolgente della cantante di origine beninese, dal 2002 Goodwill Ambassador Unicef impegnata per far sentire la voce delle vittime della pratica, che ha colpito 140 milioni di ragazze in tutto il mondo.

Ritmi caraibici, afroamericani e blues hanno ‘travolto’ ospiti e diplomatici delle delegazioni Onu: Angelique ha cantato i suoi brani piu’ famosi, da Mama Afrika a Batonga, fino a Petit Fleur – dedicata al padre – e Malaika. Ma ha anche raccontato al pubblico riunito al Palazzo di Vetro il suo impegno con la fondazione Batonga, che si batte per favorire la scolarizzazione delle giovani donne. “L’istruzione e’ la base di tutto – ha spiegato - Avere la possibilita’ di studiare e’ fondamentale, anche per sconfiggere la pratica della mutilazione genitale femminile. Spesso le ragazze accettano cio’ che viene imposto loro dalla famiglia e dalla societa’. Mentre se vengono istruite hanno la forza di combattere e di decidere il loro futuro”. Il concerto e’ stato organizzato dalla Rappresentanza Italiana alle Nazioni Unite in collaborazione con Unicef e Unfpa (Un Population Fund).

Il nostro paese e’ in prima linea nella battaglia contro le mutilazioni genitali: come ha sottolineato l’ambasciatore Cesare Maria Ragaglini negli ultimi anni l’Italia ha stanziato dodici milioni di dollari a Unicef e Unfpa, che sono specializzate in questi programmi e hanno avuto grande successo. In ballo c’e’ anche una risoluzione davanti all’Assemblea Generale, considerata un passo molto importante per l’eliminazione della pratica. “Anche se questi documenti non hanno valore vincolante, hanno comunque un impatto etico e morale molto forte – ha spiegato Ragaglini – Inoltre il fatto che i paesi africani abbiano presentato la risoluzione dimostra inequivocabilmente la loro determinazione a combattere la pratica”. Ma d’altro lato per il diplomatico occorre lavorare nei singoli paesi. “E in questo – continua - le agenzie delle Nazioni Unite sono il veicolo migliore per attivare programmi mirati per le diverse situazione che permettano di cambiare il modo di pensare e di comportarsi delle popolazioni”.

Alla lotta contro la mutilazione genitale ha preso parte anche il ministro del lavoro e delle pari opportunita’ Elsa Fornero, che e' arrivata a New York proprio per partecipare ai lavori della Commissione Onu sulla Condizione delle donne. La Fornero ha tenuto a sottolineare che il nostro paese “sta facendo un ottimo lavoro, rispettando quelli che sono gli affari interni dei paesi e sui quali non si puo’ intervenire in maniera brutale”. “E’ necessario convincere le persone che si tratta di una pratica barbara e che nessuna tradizione puo’ portare a sacrificare una figlia in questa maniera”, ha aggiunto il ministro, spiegando di confidare che “si possa arrivare all’approvazione della risoluzione sulle mutilazioni genitali entro l’anno. E l’impegno dell’Italia in questo sara’ massimo”. Il problema colpisce non solo le nazioni piu' povere, ma anche le comunita’ di immigrati negli stati occidentali. Nel nostro paese le vittime sono 35.000 – ha spiegato la Fornero – Speriamo che il 2012 sia un anno di cambiamento”.