Mosca, 11 marzo 2012 - LA VOCE è confermata, in occasione del suo recente viaggio in Russia Silvio Berlusconi ha chiesto aiuto a Vladimir Putin. Obiettivo: favorire la liberazione dei due marò italiani detenuti in India con l’accusa di aver ucciso due pescatori scambiati per pirati.

«Farò tutto il possibile», è stata la risposta del premier russo. E Margherita Boniver, ex sottosegretario e attuale collaboratore del ministero degli Esteri, ci crede. «Sono certa — dice — che, dati gli eccellenti rapporti tra Berlusconi e Putin, il tentativo russo ci sarà». Semmai dovesse riuscire, per il Cavaliere sarebbe un colpaccio: riconquisterebbe il centro della scena politica su un campo, quello della liberazione di ‘ostaggi’ e simili, già calcato con successo in passato e di sicura popolarità; dimostrerebbe che la famigerata «politica delle pacche sulle spalle» arriva dove il governo dei tecnici s’impantana; confermerebbe che il rapporto privilegiato con l’autocrate Putin serve anche al Paese. Lucio Caracciolo, direttore di Limes, la mette così: «Visto il clima da 8 Settembre che regna in Italia, con un governo allo sbando e nessuno che si assume la responsabilità della pessima gestione della vicenda marò, qualsiasi intervento esterno è benvenuto. Non sarà facile, certo, ma la Russia ha più strumenti di altri per convincere l’India». Enormi interessi, oltre a un consolidato legame storico, legano infatti Mosca a Nuova Delhi.


INTERESSI commerciali, strategici e di difesa. Tanto più in questa fase, col premier Singh che ha da poco chiesto al presidente russo Medvedev di favorire l’ingresso dell’India nell’Organizzazione per la cooperazione di Shangai, l’alleanza politico-militare che comprende buona parte dei Paesi eurasiatici. E con i due governi intenti a trattare il merito di un accordo globale di cooperazione economica. Certo, come osserva Lamberto Dini, ex premier e attuale presidente della commissione Esteri del Senato, «difficilmente Putin metterà a rischio gli interessi russi in India, ma proprio l’esistenza di questi interessi effettivamente reciproci gli conferisce una certa autorità».


NATURALMENTE
, a nessuno sfugge che si tratta di una missione difficile. Anche perché, come ricorda Caracciolo, «la soluzione del problema attiene molto ai rapporti interni all’India: quelli tra autorità centrale e autorità regionale, e quelli tra politica e magistratura».
Secondo Dini, decisivo sarà l’esito degli esami balistici previsti per la prossima settimana: «Se saranno negativi o non chiari, sarà facile riportare a casa i due marò». In caso contrario, chiosa Margherita Boniver, «c’è il rischio di dover stare ai tempi biblici della giustizia indiana». A meno che, da Mosca, una manina...

 

di Andrea Cangini