Tolosa, 20 marzo 2012 - LA STRATEGIA, adesso, è quella di ‘saturare’ di poliziotti il territorio attorno a Tolosa. Se il killer è lo stesso degli agguati ai parà, sta agendo a intervalli regolari tra un raid e l’altro: domenica 11 marzo ha ucciso un militare a Tolosa, quattro giorni dopo, il 15, tre parà per strada a Montauban; ancora quattro giorni, ed ecco l’assalto di ieri. Il problema è che è mobilissimo — il suo potente scooter Yamaha T-Max, in grado di toccare i 180 orari e salire sui marciapiedi, è il medesimo nei diversi agguati — e conosce perfettamente la zona: giovedì a Montauban, come testimoniano 46 videocamere sparse per la città, ha attraversato in un lampo il centro utilizzando senza esitazioni viuzze secondarie.


SE ANCHE si collocassero unità armate ad ogni crocicchio, il vantaggio si ridurrebbe probabilmente alla tempestività dell’intervento dopo un nuovo agguato, con la possibilità di catturare il folle: è tutto da dimostrare che un nuovo omicidio possa essere sventato. E la psicologia del killer si avvicina a quella di un potenziale kamikaze: «Può colpire non importa chi, non importa quando — dice a Le Figaro un ex dirigente di polizia — Senza dubbio è immerso in una logica suicida che lascia temere il peggio. Tipo una sanguinosa presa di ostaggi con la quale mettere fine ai suoi giorni». Ci si interroga sul personaggio. È della zona. È addestrato e motivato: a Montauban ha affrontato da solo tre militari di un corpo scelto, sia pure cogliendoli alle spalle. Ieri ha attaccato una scuola collocata in una strada stretta, con difficili vie di fuga. Spara senza esitazioni. Può essere un fanatico islamista, magari addestrato nei campi paramilitari mediorientali: colpirebbe i parà perché hanno servito in Afghanistan, uccide gli ebrei per odio religioso. Però ha usato sempre una pistola calibro 11.43, cioè una 45 americana, arma obsoleta ma apprezzata negli ambienti degli ex militari: può essere un antico commilitone dei soldati uccisi. Tre parà furono espulsi nel 2008 da quel reggimento perché colti in saluti hitleriani.


SUL VISO ha un tatuaggio (un passante l’ha intravisto sotto la visiera del casco), e tre dei quattro parà uccisi erano di origine magrebina: è un neonazista, come ritiene la polizia? In realtà non è affatto certo che sapesse chi stava uccidendo: forse sparava semplicemente alla divisa. Il primo morto, l’11 marzo, aveva pubblicato un annuncio per vendere una moto, specificando di essere un militare ma senza indicare il proprio nome, che era Imad Ibn-Ziaten: il killer ha preso appuntamento per email (la polizia cerca di risalire al computer che l’ha spedita), e l’ha freddato.
 

di Andrea Fontana