L’Avana, 26 marzo 2012 - Il Papa è giunto a Cuba alle 14.30 (21.30 in Italia). All’aeroporto di Santiago{{WIKILINK}} Benedetto XVI {{/WIKILINK}}è stato accolto, alla scaletta dell’aereo, dal presidente cubano Raul Castro, dai 22 vescovi dell’isola e dal picchetto militare.

Al suono degli inni nazionali di Cuba e della Santa Sede, un gruppo di bambini gli ha porto mazzi di fiori. 

A Castro il Papa ha detto che a Cuba c’è “maggiore collaborazione e fiducia” tra Stato e Chiesa, “benché rimangano ancora molti aspetti nei quali si può e si deve avanzare”, per quanto riguarda in particolare il “contributo imprescindibile” della religione.

Benedetto XVI ha poi menzionato “la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali”, nel primo discorso pronunciato a Cuba. Dopo aver ricordato la storica visita di Giovanni Paolo II nel 1989, il Papa ha affermato che “uno dei frutti importanti di quella visita fu l’inaugurazione di una nuova fase nelle relazioni tra la Chiesa e lo Stato cubano.

La devozione a ‘la Virgen Mambisa’ ha sostenuto la fede e ha incoraggiato la difesa e la promozione di ciò che rende degna la condizione umana e dei suoi diritti fondamentali, e continua a farlo anche oggi con più forza, dando così testimonianza visibile della fecondità della predicazione del Vangelo in queste terre, e delle profonde radici cristiane che danno vita all’identità più profonda dell’animo cubano”, ha detto il Papa sempre nella cerimonia di benvenuto.

Il Papa ha preannunciato la sua intenzione di recarsi al santuario “El Cobre” “e chiedere la sua intercessione, affinché guidi i percorsi di questa amata Nazione sui sentieri della giustizia, della pace, della libertà e della riconciliazione”.

“Sono convinto che Cuba, in questo momento così importante della sua storia, sta guardando già al domani, e per questo si sforza di rinnovare e ampliare i suoi orizzonti; a ciò coopererà quell’immenso patrimonio di valori spirituali e morali che hanno plasmato la sua identità più genuina, e che si trovano scolpiti nell’opera e nella vita di molti insigni padri della patria, come il Beato José Olallo y Valdes, il Servo di Dio Felix Varela o l’insigne José Martí”, ha aggiunto Benedetto XVI.

Vengo a Cuba come Pellegrino della carità, per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza, che nasce dalla presenza dell’amore di Dio nelle nostre vite - ha aggiunto il Papa - Porto nel mio cuore le giuste aspirazioni e i legittimi desideri di tutti i cubani, dovunque si trovino - ha sottolineato in trasparente riferimento agli esuli cubani a Miami e in altre regioni americane - le loro sofferenze e gioie, le loro preoccupazioni e gli aneliti più nobili, in modo speciale dei giovani e degli anziani, degli adolescenti e dei bambini, degli infermi e dei lavoratori, dei detenuti e dei loro familiari, così come dei poveri e bisognosi”.

“Saluto - ha detto ancora il Papa - con tutto l’affetto del mio cuore, i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, lì dove si trovano”.

Il fallimento del comunismo è testimoniato a Cuba dalle difficoltà dei suoi abitanti ma la crisi economica mostra che anche il capitalismo ha prodotto bei guasti. E Papa Ratzinger, al suo arrivo sull’Isola, ha voluto ricordarlo fin dal primo discorso. “Molte parti del mondo - ha detto - vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica, che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie”.