Parigi, 25 aprile 2012 - Anche se ieri era parso corteggiare la fascia di elettorato che al primo turno di domenica scorsa ha scelto di votare per il Front National, in vista del ballottaggio presidenziale del 6 maggio Nicolas Sarkozy non stringerà alcun accordo con l’estrema destra: lo ha assicurato lo stesso presidente francese uscente.

“Non ci saranno ne’ un accordo con il Front National ne’ ministri provenienti dalle sue file, io non l’ho mai voluto”, ha puntualizzato Sarkozy nel corso di un’intervista rilasciata all’emittente radiofonica ‘France Info’. “Pero’”, si è affrettato a ribadire, “quel 18 per cento di francesi che hanno votato per Marine le Pen”, cioè per la leader del partito xenofobo, figlia del fondatore Jean-Marie le Pen, “non vanno demonizzati. Io non li vedo come individui dalle idee estremistiche. Non esistono un voto buono e uno cattivo. Io debbo tenere conto di chi ha votato per il Fronte, e non sento di dovermi turare il naso. I francesi hanno scelto, e debbono tornare a scegliere”.

Chi ha optato per la destra più intransigente, ha sottolineato ancora, “non le appartiene, ed è a essi che io mi debbo rivolgere. Occorre ascoltarli per fornire loro risposte”.

Poi ha criticato il socialista Francois Hollande, grande favorito nei sondaggi per il successo finale: lui, ha ricordato, “sostiene che ‘hanno torto’. Io credo però che, quando la gente si esprime, torto non ne abbia”. D’altra parte, ha ricordato, se le leggi vigenti permettono al Front National di partecipare alle elezioni, le idee di cui si fa interprete vanno rispettate.

Sarkozy non ha poi mancato di scoccare l’ennesima frecciata polemica ‘mirata’ nei confronti di Hollande: “Lui si rivolge al popolo della sinistra, ma bisogna sappia che un presidente è tale per tutti i francesi. Non lo ha ancora capito”.

Ha anche tacciato di scarsa democrazia alcuni tra gli alleati del candidato avverso, a cominciare da Jean-Luc Melechon, rappresentante della sinistra radicale che, piazzatosi quarto domenica, ha subito dato il proprio appoggio a Hollande. “Quando Melenchon sostiene che Cuba è una democrazia, oppure che se i suoi militanti incontrano per strada un ricco debbono svuotargli il portafogli”, ha ironizzato, “forse qualcuno lo rimprovera?”.

Restando in tema, l’alfiere dell’Ump ha confermato l’intenzione di convocare per il primo maggio una manifestazione parallela a quella allestita dai sindacati. “La sensazione”, ha osservato, “è che monsieur Hollande il primo maggio lo abbia privatizzato, ma anche noi abbiamo il diritto di dimostrare, e di avere una concezione differente del lavoro”: compresa la predilezione per i dipendenti del settore privato rispetto a quelli del pubblico, a suo dire “meglio protetti dalle conseguenze della crisi”, mentre “chi lavora e paga le tasse ha il diritto”, ha concluso, “di guadagnare di più rispetto a chi non lo fa, e vive di assistenza”.