Roma, 25 aprile 2012 - Un appello alla Commissione europea affinché non vengano riaperte le zone contaminate di Cernobyl, teatro del disastro del 26 aprile 1986. Dopo le dichiarazioni del primo ministro ucraino Mikola Azarov di decontaminare e riaprire la zona di esclusione di Chernobyl, Legambiente esprime la sua profonda preoccupazione per questa proposta definita "scellerata" e chiede un intervento da parte della Comunità internazionale e in particolare della Comunità Europea, maggiore finanziatore per la costruzione del nuovo sarcofago, "affinché non siano attuate scelte che mettano ulteriormente a rischio la salute di centinaia di migliaia di persone".

LA CONTAMINAZIONE - "E' assurdo e inconcepibile che dopo 26 anni dall'incidente di Chernobyl - spiega Angelo Gentili, della segreteria nazionale di Legambiente - con la centrale che ancora non è stata messa in sicurezza e i rischi e le conseguenze legate alla contaminazione radioattiva per centinaia di migliaia di persone, si proponga di riaprire le aree più contaminate intorno a Chernobyl". Le zone evacuate e, in particolare, la così detta "zona rossa" o "zona morta", sono state pesantemente contaminate da elementi radioattivi come il Cesio137 i cui tempi di dimezzamento sono di 30,17 anni; lo Stronzio90 che si dimezza in 29 anni; il Plutonio240 con emivita di 24.100 anni; a cui si aggiungono le mutazioni che taluni radionuclidi subiscono, ad esempio lo Stronzio90 in Amercio241 pericoloso anche chimicamente per la salute.

IL PRIMO MINISTRO - A Kiev stanno già lavorando a un piano per bonificare l’area che 26 anni fu teatro del più grave disastro nucleare della storia. "Ci sono tutti i presupposti - ha detto Mikola Azarov - per riportare la vita in quei territori deserti, nelle città e nei villaggi. Questo - ha proseguito - significherebbe posti di lavoro, entrate aggiuntive per le nostre casse e per il nostro Paese". Secondo il primo ministro, dei circa 2.500 villaggi della zona di esclusione di Cernobyl (dove si può entrare solo con un permesso speciale) "solo 31 presentano ancora un livello di radioattività superiore" alla norma.

MA IL MATERIALE FISSILE ANCORA E' NEL REATTORE - Non potranno iniziare prima di 30 anni i lavori per rimuovere il materiale fissile (altamente radioattivo) presente dentro il reattore numero 4 della centrale nucleare di Cernobyl, lo stesso che esplose 26 anni fa causando il più grave incidente nucleare della storia. Lo sostiene il vice direttore dell’ente statale ucraino per la gestione della zona di esclusione di Cernobyl, Dmitri Bobro, citato dalle agenzie Itar-Tass e Interfax. Il reattore di Cernobyl fu coperto in sei mesi con un involucro provvisorio di cemento, rinforzato alcuni anni fa, che ora però non è più considerato ermetico.

DECENNI DI LAVORO - Secondo il vice direttore dell’ente per la gestione della zona di esclusione di Cernobyl, "non appena il nuovo sarcofago sarà costruito sopra il reattore distrutto, sarà necessario demolire le strutture instabili". Questa operazione, prosegue Bobro, dovrebbe richiedere "circa dieci anni", mentre per costruire una struttura per immagazzinare le scorie radioattive saranno necessari "30 anni a partire da adesso", e solo allora il materiale fissile potrà essere "estratto e sepolto". In questo lasso di tempo "dovranno essere progettati dei robot speciali" capaci di raccogliere i detriti da sotto il vecchio sarcofago.