Atene, 7 maggio 2012 - I partiti dell’euro sono ridotti a un cumulo di macerie, ma avrebbero mantenuto una maggioranza di un solo voto. Stando alle prime proiezioni del ministero degli interni il centrodestra di ‘Nea Demokratia’ crolla dal 33,5 per cento del 2009 al 19,2. I socialisti del ‘Pasok’ precipitano dal 43,9 al 13,6 per cento e diventano addirittura il terzo partito greco. Li avrebbe sorpassati la sinistra radicale e non comunista di ‘Syriza’.

Il giovane leader della compagine politica Alexis Tsipras, un ingegnere di 38 anni, per tutta la campagna elettorale non ha fatto altro che ripetere che avrebbe «rispedito al mittente» il memorandum delle misure draconiane imposte dall’Unione, dalla Banca Centrale europea e dal Fondo Monetario internazionale per concedere alla Grecia i 130 miliardi di euro necessari per evitare la bancarotta. Il partito di Tsipras avrebbe raccolto il 16,3 per cento dei consensi. A destra entrano in Parlamento per la prima volta in 40 anni i neonazisti di Chrissy Avghi, ‘Alba Dorata‘. Le proiezioni assegnano agli estremisti di destra il 7 per cento, più del doppio della soglia di sbarramento fissata dalla legge al 3. Fra le ragioni dell’impennata c’è anche il disagio diffuso per le dimensioni della comunità degli immigrati, il 10 per cento della popolazione. Il leader di ‘Alba Dorata’ Nikolaos Michaloliakos prestava servizio nell’esercito durante il regime dei colonnelli. Il simbolo del partito è una svastica stilizzata, il meandro. Michaloliakos vuole campi minati lungo il confine con la Turchia per fermare i clandestini. «State attenti, stiamo arrivando, continueremo la nostra lotta dentro e fuori il Parlamento», è stato il suo saluto al voto.

Un’altra compagine politica contraria al rigore della odiatissima ‘Trojka’, i «Greci Indipendenti», una pattuglia uscita da «Nea Demokratia» per non votare la fiducia sul memorandum che elencava i sacrifici, avrebbe coagulato il 10,5 per cento dei consensi. In parlamento dovrebbero entrare anche i comunisti del Kke, l’8,5 per cento dei suffragi, e la Sinistra Democratica ‘Dimar’ con il 6 per cento, socialdemocratici ai quali si sono uniti in marzo 6 parlamentari dissidenti del ‘Pasok’ che non condividevano l’austerità imposta da Bruxelles. ‘Dimar’ suggeriva semplicemente di trasferire alla Banca Centrale Europea i debiti nazionali e di emettere eurobond per colmarli.

I partiti contrari al rigore di Bruxelles hanno coagulato il 58 per cento dei voti. L’astensione ha toccato il tetto-record del 40 per cento. Nonostante il diluvio elettorale, il leader di ‘Nea Demokratia’ Antonis Samaras ha fatto trapelare la sua volontà di formare una coalizione. Secondo le proiezioni del ministero dell’interni avrebbe conquistato 109 seggi. Sommandoli ai 42 del ‘Pasok’ supererebbe di una sola unità la fatidica soglia dei 150 deputati su 300. L’ex ministro delle finanze Evangelos Venizelos ha già dichiarato che i socialisti sono favorevoli a un gabinetto di «unità nazionale». In mattinata mentre votava nel suo seggio di Salonicco il leader del Pasok era stato fischiato dai balconi. Un cittadino gli aveva urlato «ladro!». Un secondo contestatore lo aveva apostrofato duramente sostenendo che per «trovare un lavoro» aveva dovuto emigrare il Germania.
Il gruppo di sinistra estrema Antarsya ha denunciato sei minacciose incursioni di militanti di ‘Alba d’oro’ in altrettanti seggi della capitale. La polizia ha confermato solo due episodi.

Lorenzo Bianchi