DOPO 17 anni la ‘gauche’ torna al potere in Francia. Ci arriva in un momento difficile, nel pieno di una crisi economica, politica e sociale che scuote tutta l’Europa: dopo la ‘Sfinge’ Mitterrand, il monarca socialista che prese il potere nel 1981 e lo conservò per 14 lunghissimi anni, tocca adesso a un presidente ‘normale’ far sì che la barca francese, appesantita da un carico di errori spesso partoriti proprio dalla sinistra (basti pensare alle 35 ore di Martine Aubry), non imbarchi troppa acqua. Ci riuscirà? La Francia, paese chiave con la Germania del nostro futuro in Europa, saprà varare una politica suscettibile di migliorare il presente? Molto dipenderà dai collaboratori che François Hollande si sceglierà. Da chi sarà il primo ministro (si parla molto di Jean-Marc Ayrault, capogruppo socialista all’Assemblea nazionale). Dal ruolo che verrà assegnato a Martine Aubry, a Laurent Fabius e agli altri esponenti dell’ala più radicale del Ps.

SE HOLLANDE ha vinto, è stato per via della crisi, dello spettro che pesa sui paesi europei, delle paure per il futuro che hanno già dato la stura alla marea del voto estremista, in Francia e altrove. Sarkozy ha sbagliato a non capire che stringersi troppo ad Angela Merkel, individuata dall’opinione pubblica come la responsabile di una politica del rigore devastante, lo avrebbe inesorabilmente condannato. Hollande, più a contatto con le fasce popolari, se n’è reso conto e ha sfruttato l’occasione. Detto questo è difficile credere che la sua nomina all’Eliseo provochi chissà quali cambiamenti, mettendo a rischio ad esempio l’alleanza Parigi-Berlino, il famoso asse franco-tedesco che è il perno dell’Europa. Abile nella mediazione, Hollande detesta lo scontro: si guarderà bene dallo sferrare un attacco frontale. Chiederà più politica sociale e meno austerity, più crescita e meno rigore. Farà valere il principio che la dittatura dei budget è un ostacolo al futuro dei partner europei. Eserciterà un’ulteriore pressione su Frau Merkel, che ha già iniziato a riflettere su questi temi grazie ai suggerimenti di altri leader (fra cui Mario Monti). Ma non andrà oltre. Ed è sicuramente un bene che Hollande, l’uomo ‘normale’, aggiunga la sua voce con il tono pacato che gli è proprio.