Roma, 19 maggio 2012 - I marò italiani restano prigionieri in India. Il tribunale ha respinto nuovamente a Kollam la richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone.

A seguito di questo nuovo rifiuto, su istruzioni del ministro {{WIKILINK}}Giulio Terzi{{/WIKILINK}}, l’ambasciatore indiano a Roma, Debabrata Saha, è stato convocato stamani alla Farnesina dal Direttore Generale per l’Asia Giandomenico Magliano che ha trasmesso con fermezza l’inaccettabilità degli sviluppi giudiziari relativi ai marò, con particolare riferimento ai capi d’imputazione.

UN ALTRO 'NO' - Dopo il primo no l’11 maggio "per motivi tecnici" del ‘chief magistrate’ di Kollam è stato oggi un giudice della ‘Session Court’ dello stesso tribunale a firmare una seconda sentenza negativa per la richiesta di libertà dietro cauzione presentata dai legali dei marò.

I legali, si è appreso, sono già al lavoro per presentare un nuovo ricorso ed una nuova domanda sullo stesso tema a partire da lunedì prossimo presso l’Alta Corte di Kochi.

"NON SIAMO SORPRESI" - Il sottosegretario agli Esteri Staffan de Mistura non si dice "sorpreso" dal nuovo rifiuto, ma ammette di provare  "un ulteriore disappunto".

"Non sorpresi - ha spiegato  - perché era un atto dovuto, vista anche la presentazione da parte della polizia del Kerala del dossier con le accuse contro Latorre e Girone. Dopo tale rapporto appariva davvero improbabile una risposta positiva a questo stadio".

Per quello che ci riguarda, ha infine detto De Mistura, "rinnoveremo la richiesta ad una istanza più alta, e se fosse necessario fino alla Corte suprema dove riteniamo che ci sia uno spazio maggiore per presentare i nostri argomenti a favore dei marò e delle garanzie per loro necessarie".