New York, 23 maggio 2012 - Passano i giorni, ma non il polverone alzato da Facebook: la quotazione del social network sul Nasdaq avrebbe dovuto essere l’evento dell’anno a Wall Street, ma il flop del titolo (oggi in rialzo fino al 4%, 32,5 dollari per azione, dopo due giorni da dimenticare con un ribasso complessivo del 19% a un minimo di 30,94 dollari per azione), i problemi tecnici, le recriminazioni, le cause intentate e le indagini avviate hanno rovinato quella che avrebbe dovuto essere una festa per la società, gli investitori e l’amministratore delegato Mark Zuckerberg.

Le ultime notizie non rassicurano: dopo la Securities and Exchange Commission, la Consob americana, anche la commissione bancaria del Senato americano è pronta ad avviare un’indagine informale sulle modalità e i problemi dell’Ipo per chiarire "attraverso incontri con rappresentanti di Facebook, gli azionisti e le autorita’ di regolamentazione" cosa è andato storto lo scorso 18 maggio, il giorno del debutto sul Nasdaq quando c’erano stati problemi tecnici sugli ordini di acquisto, vendita o cancellazione, l’avvio degli scambi era stato ritardato di almeno mezz’ora e i problemi erano continuati anche successivamente.

A peggiorare la situazione è il fatto che un gruppo di azionisti ha avviato una causa collettiva contro la società, l’amministratore delegato Mark Zuckerberg, Morgan Stanley e le altre banche che hanno seguito la quotazione: l’accusa è di non avere prontamente comunicato agli investitori che le stime di crescita del social network erano state "ridotte in modo significativo" dagli analisti prima dell’Ipo da 16 miliardi di dollari, mentre la società è accusata di avere deliberatamente ignorato le indicazioni degli analisti alzando comunque il range del prezzo di collocamento (da 28-35 dollari a 34-38 dollari) e di avere aumentato del 25% il numero di titoli offerti.

Proprio per questo le autorità di sorveglianza dei mercati finanziari del Massachusetts hanno emesso un’ingiunzione contro Morgan Stanley. Separatamente, Philip Goldberg, investitore di Facebook, ha intentato causa contro Nasdaq Omx Group, la società che controlla il listino su cui è stato quotato il social network, con l’accusa di negligenza nella gestione degli ordini.