New York, 24 maggio 2012 - Sono tutti più ottimisti. La pressione economica è enorme. Diventerebbe insopportabile se a luglio scattassero anche le sanzioni sulla vendita del petrolio. L’Iran si trova a una svolta. Il negoziato nucleare ripreso ieri a Bagdad non ha più zone grigie o protocolli rituali da interpretare. La commissione dei 5+1 ha messo sul tavolo una proposta dettagliata attraverso l’alto commissario per la politica estera della Ue Ashton. Quasi un prendere o lasciare. Teheran deve rispondere e non ha più molto tempo. Se accetterà di sospendere la produzione dell’uranio arricchito al 20% continuando quello ad arricchimento inferiore necessario per l’industria energetica, e sarà pronto a cedere le scorte di 140 chilogrammi che ha accumulato nel 2011, le sanzioni di luglio potrebbero venire cancellate e sulle altre inizierebbe un processo di revisione.

La palla è tutta nel campo iraniano. Se si aggiunge che il direttore dell’Aiea, l’Agenzia atomica dell’Onu, il giapponese Yukiya Amano, è rientrato poche ore fa da Teheran con una sorta di accordo sulle «ispezioni in profondità», la strada, dopo anni di pericolosi bracci di ferro, sembrerebbe in discesa. Troppe volte però sia all’Onu sia alla Ue l’Iran ha giocato col tempo e sulle virgole ignorando e violando le risoluzioni imposte dal Consiglio di sicurezza.

Erano rimasti in pochi a credere alla genuina intenzione dei navigati diplomatici di Ahmadinejad di arrivare a un accordo. Più che la minaccia israeliana di un attacco chirurgico, più facile da dirsi che non da farsi, è stata la consapevole adesione di Russia e Cina all’embargo petrolifero a creare un cambiamento fra i leader del governo e gli ayatollah. La disponibilità a mostrare i siti segreti di Natanz e quello sotterraneo e semi clandestino di Fordo, hanno fatto cambiare la percezione nei confronti degli iraniani. Questo tentativo di maggiore trasparenza per anni camuffato da un tatticismo viscerale sul filo dell’incidente, è diventato l’elemento chiave. Si fa sempre in tempo a guastare tutto, ma i negoziatori iraniani, ai quali è stato riconosciuto il diritto a produrre uranio per scopi pacifici, questa volta sanno che andando oltre l’estate potrebbero non trovare più la porta aperta, ma solo nuvole di missili intelligenti.