di Giampaolo Pioli

New York, 23 giugno 2012 - Colpevole. Colpevole 45 volte. Dopo 20 ore di camera di consiglio la giuria di Bellefonte in Pennsylvania ha condannato per violenza e abusi sessuali Jerry Sandusky 68 anni, uno dei più noti allenatori della squadra di football della Penn University. Adesso rischia un massimo di 442 anni di carcere. Rimarrà a vita dietro le sbarre e lo sport dei college americani spera in questo modo di chiudere una delle sue pagine più brutte. La sentenza arriva nella stessa notte in cui all’altro lato della Pennsylvania un’altra giuria ha condannato per pedofilia e ripetuti abusi sessuali sui bambini, monsignor William Lynn, il braccio destro del cardinale della Pennsylvania, una delle più alte figure ecclesiastiche mai condannate da un tribunale americano.

Il Vaticano, già alle prese con lo scandalo del vescovo argentino sorpreso a fare il bagno abbracciato all’amante, scopre che la pedofilia nella chiesa cattolica è una piaga che rischia di allargarsi sempore di più nostante la autorità religiose siano riuscite a transare con centinaia di milioni di dollari le cause di violenze presentate negli anni passati.

Ma per Jerry Sandusky, la stessa gente che lo acclamava allo statdio per le sue vittorie sempre al fianco del capo degli allenatori lo storico Joe Paterno morto di cancro e crepacuore dopo la rivelazione dello scandalo pochi mesi, l’altra sera gridava "adesso crepa all’inferno". Non solo la grande università della Pennsylvania, ma l’inytero mondo dello sport americano è statao traumatizzato dai racconti usciti dalle testimonianze del processo.

Sandusky era accusato di aver violentato per 15 anni almeno 10 ragazzi. Otto hanno trovato il coraggio di parlare e si sono presentati in aula, mentre un avvocato dell’accusa ha dichiarato che l’allenatore delle linee difensive aveva ripetutamente violentato anche il suo figlio adottivo. Molte teste sono già cadute nella famosa università della Pennsylvania e lo stesso Joe Paterno ha dovuto l’incarico che aveva da 30 anni perché ha ammesso di essere a conoscenza di un episodio, di averlo riportato agli amministratori ma di non aver più dato seguito.

Nel 2001 Sandusky venne visto da un assistente allenatore in una doccia del campus dopo l’allenamento mentre sodomizzava un ragazzo della squadra. L’episodio venne riportato ma nessuno prese provvedimenti e lui ha continuano indisturbato con le sue violenze. Complictà, omertà, interessi, paura di far perdere prestigio all’ateneo si sono trasformati in un muro impenetrabile. Sandusky si procurava i giovani per appagare i suoi istinti da predatore-pedofilo invitandoli in viaggi di lusso durante le trasferte della squadra, oppure offrendo loro soggiorni nella sua bella casa. L’altra sera, l’ultima da uomo libero, l’ex allenatore si è presentato in aula con la moglie con la quale vive da 45 anni la quale ha detto di essere un padre ed un nonno esemplare.

Il suo avvocato difensore Joseph Amendola aveva promesso che lo stesso Sandusky avrebbe testimoniato al processo, ma quando ha visto che anche il figlio adottivo era pronto a testimoniare contro di lui ha rinunciato. Il giudice non appena il verdetto di colpevolezza per 45 capi di accusa su 48 è stato pronunciato, ne ha immediatamente ordinato l’arresto e Sandusky è stato subito trasportato bel carcere della contea di Bellefonte. Entro 90 giorni saprà se la sua pena da scontare sarà di 442 anni previsti come massimo o se il giudice è disposto magari ad un secolo di sconto.