MENTRE smobilitano in Europa, gli Stati Uniti preparano la riapertura delle basi militari nel sud est asiatico: in Australia, Thailandia, Singapore, nelle Filippine e addirittura in Vietnam. È una svolta strategica. Per gli Stati Uniti la minaccia principale non proviene più dalla Russia postcomunista e nemmeno dall’Europa dell’est, né dal Medio Oriente. La nuova priorità è la Cina comunista. Lo è non solo per il suo prodigioso boom che sfruttando gli strumenti del capitalismo ha messo in ginocchio l’occidente capitalista. Lo è anche e soprattutto per la crescente potenza militare. La Cina ha costruito una flotta imponente e presto entrerà in servizio la sua prima portaerei. Ha un atteggiamento espansionistico sulle isole e i giacimenti petroliferi nel Pacifico occidentale. Possiede ordigni nucleari e missili balistici. Ha ambizioni spaziali, con una stazione già in orbita e con l’annunciata intenzione di sbarcare entro un ventennio sulla Luna, ricca di minerali preziosi. In queste condizioni molti governi della regione si sono rivolti a Washington. È in gioco la libertà dei traffici marittimi e con essi il futuro economico. Gli stessi Stati Uniti guardano sempre più al Pacifico e sempre meno all’Atlantico. Logico che al Pentagono, guidato dall’italo-americano Leon Panetta, sia stata riesumata la dottrina del containment. Contenere la Cina prima che sia troppo tardi.


SIMBOLICA è la recente visita di Panetta a Cam Ranh Bay nel Vietnam comunista: negli anni ’60 era un’imponente base aero-navale americana, verrà presumibilmente riaperta alle navi e agli aerei dell’ex nemico. A sua volta la Thailandia riapre U Tapao. Nelle Filippine si riattivano la Subic Bay Naval e la Clark Air. Da aeroporti australiani decollano già i P3C Orion, aerei da sorveglianza destinati fra due anni ad essere sostituiti dai nuovi P8A Poseidon, e i droni a lungo raggio. Ma, attenzione, la Cina ha tremendi mezzi di pressione proprio in virtù della ricchezza accumulata a spese dell’occidente. Per esempio, possiede quasi il 40% del debito americano. Se ne rimettesse sul mercato una frazione farebbe crollare Wall Street.

di Cesare De Carlo