Roma, 13 luglio 2012 - E' di almeno 56 morti il bilancio delle vittime delle violenze odierne in Siria: lo hanno reso noto fonti delle organizzazioni siriane per la difesa dei diritti umani. Tra le vittime vi sono 25 civili, 24 militari e sette ribelli. Numerose manifestazioni di protesta contro il regime si sono svolte in diversi quartieri di Damasco - dove la polizia ha aperto il fuoco per disperdere la folla - e ad Aleppo, seconda città del Paese.

L'APPELLO DI BAN KI-MOON - Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha esortato nuovamente il Consiglio di Sicurezza ad agire perché, dopo la strage a Tremsa, un’eventuale inazione significherebbe concedere al presidente Bashar al-Assad  "l’autorizzazione a compiere ulteriori massacri". ''Questi atti di violenza - ha aggiunto - sono una chiara violazione del piano in sei punti, delle risoluzioni del Consiglio di sicurezza 2042 e 2043 e della legge internazionale e sollevano seri sulle recenti espressioni di impegno da parte del presidente siriano nei confronti del piano in sei punti nel suo incontro con l'inviato speciale'' dell'Onu Kofi Annan.

PARLA IL NUNZIO - ''La comunità internazionale si sbrighi ad aiutare la Siria ad uscire da questa trappola infernale" ha chiesto oggi monsignor Mario Zenari, nunzio vaticano a Damasco, che lancia un appello ai Paesi al Consiglio di sicurezza Onu, in particolare Cina e Russia, e Lega Araba a mettere da parte le divisioni e lavorare in modo concreto per fermare una carneficina che in 16 mesi è costata oltre 14mila morti. Il prelato è rientrato nel Paese dopo tre settimane di soggiorno all'estero e ha trovato la situazione molto peggiorata. ''La situazione si sta aggravando sempre di più. Dopo il mio ritorno è aumentata l'insicurezza, non ci si può muovere liberamente, vi sono continui scontri e rapimenti anche in zone fino a qualche tempo fa sotto controllo. La comunità internazionale deve aiutare la Siria a non cadere nel baratro e cercare di parlare a una sola voce. Da solo il Paese non è in grado di liberarsi di questa tragedia. Senza la collaborazione di tutti, i bellissimi piani di Annan sono carta straccia''. Il prelato sottolinea che sempre più persone innocenti sono vittime di questa tragedia, soprattutto bambini. ''Le uccisioni di questi piccoli indifesi - conclude - feriscono non solo il popolo siriano, ma tutta l'umanità".

"ATROCITA' EVIDENTI" - Le ''atrocità'' commesse dal regime di Bashar al Assad dimostrano "la necessità di una azione internazionale per mettere fine al bagno di sangue in Siria", ha affermato oggi la Casa Bianca. Se ci fosse stato alcun dubbio sulla necessità di ''un'azione internazionale coordinata alle Nazioni Unite'', ha detto il portavoce Josh Earnest, ''il dubbio è stato eliminato'' dopo i fattio di Tremseh. L'ultimo massacro certamente contribuisce ''a costruire un forte sostegno internazionale'' ad aumentare la pressione sul presidente siriano, ha detto il portavoce della Casa Bianca, aggiungendo che Assad ha perso ogni legittimità.

IL MONITO DELLA FRANCIA - Il presidente francese François Hollande ha invitato Cina e Russia a sostenere il rafforzamento delle pressioni e delle sanzioni sul regime di Damasco, voluto dai paesi occidentali del consiglio di Sicurezza dell'Onu. "Dico ai russi e ai cinesi: senza fare nulla, il caos e la guerra si installeranno in Siria", ha avvertito il capo dell'Eliseo.

NUOVE DEFEZIONI - Intanto nella notte due generali di brigata e una decina di altri soldati siriani si sono rifugiati in Turchia: lo ha reso noto l'agenzia ufficiale turca, Anatolia, secondo la quale 227 siriani hanno attraversato il confine durante la scorsa notte, portando il totale dei rifugiati a quasi 40mila. I due ufficiali si sarebbero uniti alla ribellione basata in territorio turco e sarebbero stati trasportati nella caserma di Hatay, nei pressi del confine. La strategia della diserzione e dell'incitamento a ingrossare le fila dell'opposizione al regime sembra quella più vincente e i paesi occidentali - apertamente sostenuti dalla Turchia - stanno inviando segnali precisi alle gerarchie militari siriane.

RISCHIO CHIMICO - Come reagirà il regime al pressing congiunto della comunità internazionale, delle azioni militari dei ribelli e delle continue defezioni nello stato maggiore delle forze armate? Il timore che Washington alimenta è quello dell'uso di armi chimiche. Lo sostiene il Wall Street Journal, che cita fonti ufficiali dell'amministrazione Obama. "Affermazioni false e ridicole" commenta il portavoce del ministero degli Esteri di Damasco, Jihad Makdissi.

CORPOSO ARSENALE - La Siria possiede scorte di gas nervino, iprite e cianuro, che preoccupano da tempo gli Usa e i loro alleati nella regione. "Abbiamo ribadito più volte che il governo siriano ha la responsabilità di custodire i suoi arsenali di armi chimiche", ha ammonito la portavoce del Dipartimento di Stato americano, Victoria Nuland. La Siria non ha mai firmato la convenzione del 1992 che bandisce la produzione, lo stoccaggio e l'uso di armi chimiche.

RUSSIA 'VIGILE' - Anche Mosca oggi ha condannato "l'atto odioso e sanguinoso" delle uccisioni di civili nel massacro di Tremseh, pur sottolineando la perversa coincidenza cronologica della "carneficina, ancora una volta verificatasi nel corso di una seria discussione in Consiglio di sicurezza all'Onu". "Questa atrocità - ha detto il portavoce del ministero degli Esteri, Alexander Lukashevich -favorisce le forze che non cercano la pace, e persistono nel cercare di far crescere sul terreno siriano i semi del conflitto settario". Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna e Germania hanno elaborato una risoluzione che darebbe al governo di Assad dieci giorni per rispettare un piano di pace. La Russia ha minacciato di porre il veto.