Beirut, 16 luglio 2012 - Blindati e mezzi di trasporto di truppe hanno preso posizione per la prima volta nel quartiere di Midane, nei pressi della capitale Damasco. Lo riferisce Rami Abdel Rahmane, direttore dell’Osservatorio siriano dei diritti dell’Uomo (Osdh). “E’ la prima volta che blindati dell’esercito e mezzi di trasporto delle truppe arrivano a Midane. Ci sono soldati impegnati in combattimenti”, afferma Rahmane.

Proseguono anche questa mattina i bombardamenti nel quartiere Tadamone di Damasco, dove sono in corso da ieri combattimenti senza precedenti fra le truppe fedeli a Bashar al Assad e i ribelli dell’opposizione. “I bombardamenti sono ripresi alle prime ore di questa mattina”, ha confermato il Comitato locale di coordinamento.

Inoltre, secondo quanto riferito dai ribelli siriani, violenti combattimenti sarebbero in corso tra le forze regolari e l’Esercito siriano libero “nei quartieri Kafar Soussé e Jobar”, sempre nella capitale.

CROCE ROSSA: E' GUERRA CIVILE - La Croce Rossa internazionale ritiene che il conflitto in Siria sia ormai così diffuso da poter essere catalogato come guerra civile. Il portavoce Hicham Hassan, citato dalla Bbc, ha detto che la Siria è precipitata in “un conflitto armato non internazionale”, termine tecnico per indicare la guerra civile. In questo caso, “la legge umanitaria internazionale” si applica “ovunque” hanno luogo le ostilità tra forze governative e di opposizione, ha precisato il portavoce dell’organizzazione. Questo significa che “da adesso, tutti i combattenti in Siria sono ufficialmente soggetti alle leggi sulla guerra” previste dalla Convenzione di Ginevra “e potrebbero finire davanti al Tribunale per i crimini di guerra se non le rispetteranno”, riferisce la Bbc.

LAVROV: LOCCIDENTE STA RICATTANDO LA RUSSIA - L’occidente sta ricattando la Russia per costringere Mosca ad accettare delle sanzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu contro Damasco: è quanto ha detto oggi il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, a poche ore da un suo incontro con l’inviato dell’Onu e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan.

“Con nostro grande rammarico, vi vediamo degli elementi di ricatto”, ha dichiarato il ministro degli Esteri moscovita, Sergey Lavrov, affermando che gli occidentali hanno intimato alla Russia di accettare le sanzioni lasciando intendere che in caso contrario “rifiuterebbero di prolungare il mandato della missione degli osservatori”.

“Riteniamo che sia un approccio assolutamente controproducente e pericoloso perché è inaccettabile utilizzare gli osservatori come una moneta di scambio”, ha aggiunto Lavrov. I negoziati la settimana scorsa al Consiglio di sicurezza su un nuovo progetto di risoluzione sulla Siria si sono trasformati in un ulteriore braccio di ferro fra gli occidentali e la Russia.

Nel documento, europei e americani hanno concesso un ultimatum di dieci giorni al presidente Assad per ritirarsi dalle città ribelli: in caso contrario, Damasco sarà colpita da nuove sanzioni economiche e diplomatiche.La bozza, inoltre, estende la Missione degli osservatori delle Nazioni Unite in Siria (Misnus), il cui mandato scade il 20 luglio, per altri 45 giorni. Gli Usa minacciano da parte loro di non prolungare il mandato della Misnus, se il Consiglio non utilizza le sanzioni come mezzo di pressione sul presidente Assad.

La Russia, alleata con il regime siriano fin dall’epoca sovietica, ha proposto una risoluzione alternativa che rinnova il mandato della Misnus, ma non menziona le sanzioni. Mosca ha già posto per due volte il veto su risoluzioni che minacciavano sanzioni contro Damasco.

LAVROV: POCO REALISTICO L'ADDIO DI ASSAD - “Non è realistico” sperare che la Russia possa convincere il presidente siriano Bashar al Assad a lasciare il potere come sostengono gli occidentali: è quanto ha dichiarato oggi il capo della diplomazia russa, Sergey Lavrov, a poche ore da un suo incontro con l’inviato dell’Onu e della Lega araba per la Siria, Kofi Annan, a Mosca. “Non è semplicemente realistico”, ha detto Lavrov. Il presidente Assad “non se ne andrà, non perchè noi lo sosteniamo, ma semplicemente perché una parte del tutto significativa della popolazione della Siria lo sostiene”, ha aggiunto il ministro moscovita.

RAPITO PORTIERE SQUADRA DI CALCIO PERCHE' APPOGGIA RIBELLI - Il portiere della squadra di calcio di Latakia, città portuale situata circa 200 chilometri a nord di Damasco, è stato rapito da ignoti: lo hanno denunciato fonti dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell’opposizione in esilio con sede nel Regno Unito, secondo cui l’atleta, Mustafa Shakoush, era noto anche “per il suo sostegno alla Rivoluzione, e agli attivisti dissidenti” operanti nella località di al-Haffahj, distante una cinquantina di chilometri.

Lo stesso Osservatorio ha aggiunto che soltanto ieri si e’ registrato in tutta la Siria un totale di almeno 105 morti: 48 civili, sedici insorti e 41 soldati governativi. Al computo va aggiunta un’ulteriore vittima, uccisa oggi da un cecchino a Deir Ezzor, capoluogo dell’omonima provincia nord-orientale, dove sono in corso rastrellamenti e incursioni da parte delle forze di sicurezza.

DISERTA IL CAPO DELL'ARSENALE CHIMICO DI ASSAD - L’ex responsabile dell’arsenale chimico siriano, il generale Adnan Sillu, ha disertato e si è unito ai ribelli che combattono contro le forze di Bashar al Assad. E’ quanto si evince da un video, pubblicato su youtube, in cui lo stesso ufficiale lancia “un appello a tutti coloro che stanno al fianco di questo regime criminale” affinché “disertino e si uniscano alla rivolta benedetta” del popolo siriano.

Commentando la recente strage di Treimsa, il generale - che si presenta come comandante in capo del comando militare congiunto della rivoluzione siriana -, invita tutti i siriani “a stare al fianco dei figli del popolo che vengono massacrati, bruciati e uccisi e i loro cadaveri buttati nei fiumi della Siria”. “Dico a questo regime criminale che stiamo arrivando a Damasco e butteremo il regime di Bashar (al Assad, ndr) nella pattumiera della storia”, commenta Sillu.

Il generale rivolge poi un invito all’inviato speciale dell’Onu Kofi Annan, al segretario generale della Lega araba Nabil al Arabi e alla comunità internazionale affinché dicano “basta a questo regime, e non gli concedano più altro tempo per uccidere il popolo siriano”.

 

A YABRUD SVENTOLA LA BANDIERA RIVOLUZIONARIA - Un’oasi di pace dove sventola la bandiera dei rivoluzionari siriani e il conflitto appare lontano, se non fosse per l’eco dei cannoni dell’esercito puntati contro le ‘città martiri’ di Douma e Homs, distanti solo poche decine di chilometri. A Yabrud il clima in questi giorni è surreale. Della guerra non c’è traccia e la vita scorre senza scossoni, come raccontano gli attivisti e gli abitanti del luogo, sorpresi dal fatto che il regime qui non abbia scatenato la repressione contro i ribelli.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti: migliaia di persone ogni venerdì manifestano pacificamente a Yabrud contro il governo e i miliziani dell’Esercito libero si muovono in città senza armi. Una bandiera dei rivoluzionari di oltre 12 metri sventola dal tetto del palazzo di una compagnia di telefonia mobile e una scultura raffiugante il simbolo dei ribelli è stata posta su un piedistallo al centro della città.

In molti si interrogano sui motivi per cui Yabrud sia stata finora risparmiata dall’esercito. Secondo Abu Mohammed, un attivista che per motivi di sicurezza ha voluto farsi identitficare solo con il nome, si deve tutto all’approccio ‘soft’ della popolazione nei confronti dell’esercito che pure a dicembre aveva tentato di sottomettere la città. Quando gli uomini della shabiha, la milizia fedele al regime, sono entrati in città “hanno fatto irruzione in molte case, anche in quella di mio padre, rubando e rompendo ogni cosa. Ma noi non abbiamo reagito”, ha dichiarato Abu Mohammed. Le forze governative, ha aggiunto, hanno stazionato alla periferia della città “per pochi giorni e poi semplicemente se ne sono andate. Non c’è stata battaglia”.

Secondo invece un comandante locale dell’Esercito libero, la situazione relativamente tranquilla a Yabrud è dovuta alla debolezza delle forze regolari. “L’esercito sta combattendo a Homs e a Damasco. Non ha la forza per combattere anche a Yabrud”, ha dichiarato il comandante, un ex luogotenente passato nei mesi scorsi con i ribelli. I miliziani dell’Esercito libero, tuttavia, non girano armati per le strade di Yabrud e l’unica loro presenza è un checkpoint all’ingresso della città. La stazione della polizia esiste ancora.
La città è molto ricca per gli standard siriani.

Molti degli abitanti hanno almeno un familiare emigrato nei Paesi del Golfo ed è frequente imbattersi per le vie di Yabrud in auto di grossa cilindrata. Negli ultimi tempi, tuttavia, la popolazione è raddoppiata raggiungendo i 100mila abitanti a causa degli sfollati fuggiti da Homs e Qusair e tre scuole sono state trasformate in campi profughi.


Ma la calma a Yabrud potrebbe essere anche il frutto di un calcolo politico del regime. La città ospita almeno tremila cristiani e la chiesa di Costantino ed Elena, costruita sopra un tempio romano.
Alcuni residenti ipotizzano che la città sia stata risparmiata per scoraggiare il coinvolgimento dei cristiani nella rivolta e alimentare l’immagine voluta da Damasco della convivenza pacifica tra cristiani e musulmani in Siria.