Roma, 16 luglio 2012 - E' pronto il piano per l'evacuazione ''immediata'' di tutti gli occidentali dalla Siria (25.000 persone) in caso di escalation delle violenze, ma in caso di aggravarsi della situazione, anche dal Libano (200.000 persone tra europei e e citttadini di paesi terzi). Il piano è stato testato la scorsa settimana con una pre-esercitazione con mezzi di Usa, Gran Bretagna, Francia e Italia già presenti nell'area. Lo rivelano fonti europee. Le stesse fonti precisano che il piano d'emergenza è ''già pronto'' e può essere ''attivato immediatamente'' in caso di emergenza. Anche oggi 50 morti, ma soprattutto combattimenti feroci nella capitale Damasco.

CRISI INSANABILE - Sono anche questi segnali di come la situazione in Siria stia precipitando. Il massacro del villaggio di Treimseh, vicino Hama (200 morti civili), sembra aver fatto da spartiacque e, in attesa delle prossime decisoni dell'Onu, si moltiplicano le testimonianze di quando profonda e forse insanabile sia la crisi del Paese ancora guidato dal regime di Bashar al-Assad.

'LEGGI DI GUERRA' - Mentre si attende l'esito dell'incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, e Kofi Annan, che domani sarà ricevuto dal presidente Vladimir Putin, in Siria la situazione precipita sempre di più nel caos, come ha avvertito la stessa Croce Rossa Internazionale, secondo cui si è ormai alla guerra civile totale. Secondo il locale portavoce Hicham Hassan, citato dalla Bbc, la Siria è precipitata in “un conflitto armato non internazionale”, termine tecnico per indicare la guerra civile. In questo caso, “la legge umanitaria internazionale” si applica “ovunque” hanno luogo le ostilità tra forze governative e di opposizione. Questo significa che “da adesso, tutti i combattenti in Siria sono ufficialmente soggetti alle leggi sulla guerra” previste dalla Convenzione di Ginevra “e potrebbero finire davanti al Tribunale per i crimini di guerra se non le rispetteranno”è il messaggio affidato alla Bbc.

RESISTENZA SCATENATA - Si combatte ormai anche nel cuore della capitale. Le truppe governative, sostenute dai blindati, sono entrate nel quartiere di al-Midan, in pieno centro, per stanare i ribelli annidati in postazioni ormai troppo vicine a installazioni nevralgiche del potere. Lo riferiscono fonti dell'opposizione che parlano di un'escalation senza precedenti, una "svolta" nei 16 mesi di rivolta anti-governativa, una svolta cominciata con i violenti scontri di domenica, diventati ancora più violenti oggi. Scontri tra le due parti si registrano anche a Kfar Souseh, Zahera e Tadoman, sempre nella capitale; e in altre citta, Aleppo, Hama e Idlib. Secondo Al Jazeera, l'autostrada da Damasco a Deraa oggi è stata bloccata dai ribelli.

NUOVE DISERZIONI - Non c'era mai stato del resto, in 16 mesi di rivolta, uno schieramento di veicoli corazzati così imponente a Damasco, lungo le principali arterie dal quartiere sunnita di al-Midan: gli abitanti sono rintanati nelle case e gli unici movimenti in zona sono quelli dei militari e dei blindati, e dei ribelli nei vicoli del quartiere vecchio. E intanto continuano le defezioni: secondo al-Jazira, è passato con i ribelli il generale maggiore, Adnan Sillu, l'ex capo del programma di armi chimiche del governo, mentre forze governative avrebbero scatenato una rappresaglia contro un villaggio della provincia di Daraa, nella Siria meridionale, dopo la notizia della fuga in Giordania di Yasin Gazale, funzionario dei servizi siriani, parente del generale Rostum Gazale, ex capo dell'intelligence siriana a Beirut, nel vicino Libano. Arrestati familiari e parenti.

'BASHAR, ARRIVIAMO' - Via Youtube Adnan Sillu ha lanciato “un appello a tutti coloro che stanno al fianco di questo regime criminale” affinché “disertino e si uniscano alla rivolta benedetta” del popolo siriano, stando a fianco "dei figli del popolo che vengono massacrati, bruciati e uccisi". Promessa finale dell'ex chimico del potere: “Dico a questo regime criminale che stiamo arrivando a Damasco e butteremo il regime di Bashar nella pattumiera della storia”, commenta Sillu.

ULTIMATUM OCCIDENTALE - Europei e americani hanno concesso un ultimatum di dieci giorni al presidente Assad per ritirarsi dalle città ribelli: in caso contrario, Damasco sarà colpita da nuove sanzioni economiche e diplomatiche. La bozza, inoltre, estende la Missione degli osservatori delle Nazioni Unite in Siria (Misnus), il cui mandato scade il 20 luglio, per altri 45 giorni. Gli Usa minacciano da parte loro di non prolungare il mandato della Misnus, se il Consiglio non utilizzerà le sanzioni come mezzo di pressione su Assad.

REGIME ALLE STRETTE - Sul piano diplomatico oggi il Marocco ha dichiarato 'persona non grata' l'ambasciatore della Siria, che è stato sollecitato a lasciare subito il Paese nord-africano. Damasco ha reagito a stretto giro espellendo a sua volta il rappresentante marocchino: un segno del crescente isolamento di Bashar al-Assad all'interno dello stesso mondo arabo. Il premier turco, Recep Tayyip Erdogan, vede vicino il 'redde rationem': i "massacri, i tentativi di genocidio e gli atti atroci e disumani" del presidente siriano, Bashar al-Assad, "non sono altro che gli ultimi passi del regime verso la fine. Chi bombarda il suo popolo, per le sue ambizioni e per mantenere il potere, sta preparando la propria fine".

MELINA RUSSA - Chi invece non sembra intenzionato ad abbandonare il tradizionale alleato mediorientale è la Russia: giocando d'anticipo rispetto al previsto colloquio con Annan, Lavrov ha pubblicamente accusato l'Occidente di voler "ricattare" Mosca. "Non è realistico sperare che la Russia possa convincere il presidente siriano Bashar al-Assad a lasciare il potere come sostengono gli occidentali - dichiara Lavrov -. Assad non se ne andrà perché noi lo sosteniamo, ma semplicemente perché una parte del tutto significativa della popolazione della Siria lo sostiene”. Il primo incontro tra Lavrov e Annan si è chiuso in maniera interlocutorio. Un nuovo round è previsto in nottata. Poi domani l'inviato dell'Onu vedrà anche il presidente Putin.

SCHIERAMENTI NAVALI - Ma l'impressione è che il conflitto abbia preso il sopravvento sul campo e i movimenti delle forze navali occidentali e in particolare quelli oggi annunciati dal segretario alla difesa Leon Panetta lo dimostrano. Panetta ha approvato "la richiesta del Comando centrale di accelerare di quattro mesi il dispiegamento" nel Mediterraneo orientale "della portaerei USS John Stennis", aderendo così alla richiesta del Centcom che tra Mar Rosso e Oceano Indiano schiera già la USS Abraham Lincoln e la USS Enterprise.