NEW YORK, 16 luglio 2012 - Internet è pieno di bugiardi. E Ryan Holiday, autore del libro “Fidati di me, sto mentendo: confessioni di un manipolatore dei media” e ex-direttore marketing della catena di abbigliamento American Apparel, non fa eccezione. Anzi. In questo libro-confessione, Holiday racconta  come è riuscito a manipolare i media sfruttando i blogger, che spesso preferiscono pubblicare per primi una notizia piuttosto che perdere tempo a verificarla. Per aiutare il suo amico Tucker Max a promuovere il film “Spero che servano birra all’inferno”, il controverso esperto di marketing ha imbrattato con dei disegni volgari i cartelloni pubblicitari del film piazzati in giro per Los Angeles. Poi ha inviato le fotografie a due blog con una finta mail e una nota: “E’ bene sapere che anche Los Angeles odia Tucker Max”. Il trucco ha funzionato: le immagine sono circolate da blog a blog e la protesta creata ad arte è arrivata fino alle colonne del Washington Post e del Chicago Tribune, con un gran ritorno pubblicitario. A costo zero.

La tesi del libro è molto semplice: su internet le notizie possono essere create ad arte. Holiday spiega come l’informazione possa essere facilmente manipolata proprio perché i blog più conosciuti spesso riprendono le notizie da quelli più piccoli o dai social media, mentre i media nazionali a loro volta ripescano le storie dai blog “di secondo livello”. Così se si offrono le giuste informazioni a una serie di piccoli e selezionati siti internet, è facile che le notizie vengano riprese da giornali e televisioni, che troppo spesso non ne verificano la genuinità.

Secondo Holiday, l’altro aspetto da tenere in considerazione è l’economia dei siti: i giornalisti che lavorano on-line sono sempre sotto pressione perché devono ottenere il più alto numero di click possibile e questo lascia troppo poco tempo alla verifica delle notizie. Un esempio riportato nel libro è Business Insider, un blog che chiede ai suoi giornalisti di produrre “tre volte il numero di pagine necessario a pagare il loro salario e tutti gli altri costi della pubblicazione”. Questo vuol dire che per uno stipendio di 60 mila dollari l’anno un giornalista è tenuto a raggiungere 1 milione e 800 mila di pagine visitate al mese.

Il giovane autore svela anche come ha saputo sfruttare internet nel suo lavoro di direttore marketing. Avendo bisogno di far circolare alcune informazioni legali su American Apparel, avvertì una serie di blog con una mail inviata dal suo account ufficiale. Dopo essere stato completamente ignorato, scrisse una mail da un indirizzo internet falso, che avrebbe dovuto appartenere a un impiegato dell’American Apparel, con l’aggiunta di una nota: “Ecco quello che abbiamo appena ricevuto dal nostro capo”. I blog ignorarono l’informazione ufficiale, ma pubblicarono in primo piano le informazioni che credevano “rubate”, riportandole come “esclusive”.

Nel libro si parla del caso di Terry Jones, il pastore protestante che in Florida bruciò alcune copie del Corano. Mentre i giornalisti inizialmente ignorarono l’evento, un freelance francese scrisse la storia, che fece il giro del mondo. La notizia arrivò anche in Afghanistan, dove causò degli scontri tra cattolici e musulmani: morirono 27 persone. La rivista americana Forbes parlò per la prima volta del “giornalismo 2.0 che può uccidere”.

Holiday riporta molte storie di false notizie on-line, tra cui quella del video maker francese che raccontò alla multinazionale Danone di aver prodotto due video: uno divertente e di promozione dei loro prodotti, l’altro che gli avrebbe fatto una cattiva pubblicità. Il video maker chiedeva una ricompensa per pubblicare lo spot “divertente” e non quello negativo, un caso di estorsione via internet. Anche se Holiday non racconta come è andata a finire: la Danone, per nulla intimorita, ha deciso di non pagare.