Roma, 17 luglio 2012 - Il Liberto Esercito Siriano, braccio armato dell'opposizione costituito da militari che hanno disertato per non essere coinvolti nella repressione delle proteste popolari, ha annunciato l'avvio di una ontroffensiva nei confronti dei lealisti denominata 'Vulcano di Damasco e Terremoti della Siria". In un comunicato diramato dal Comando Unificato dell'Les, che ha sede nella città - martire di Homs, si afferma che l'operazione è stata decisa "in risposta ai massacri e ai crimini barbarici" perpetrati dal regime di Bashar al-Assad.

CONTROLLO ARTERIE - I disertori hanno intrapreso "attacchi contro tutte le basi e gli uffici delle forze di sicurezza, nelle città e nelle zone rurali, per ingaggiare con esse combattimenti senza quartiere e intimare loro la resa". Il Comando del Libero Esercito chiede ai suoi uomini di impadronirsi di tutte le arterie internazionali della Siria, "da Aleppo al nord a Deraa nel sud, e da Deir Ezzor all'est a Latakia sulla costa", con l'obiettivo di "bloccarle e assumerne il controllo".

SALTO DI QUALITA' - L'iniziativa fa seguito di pochi giorni alla strage di Tremsa, il villaggio nella provincia centrale di Hama dove giovedì scorso i governativi avrebbero trucidato oltre duecento persone, e coincide con l'avvio da parte delle truppe regolari di un assalto su vasta scala nel cuore stesso di Damasco, iniziato sempre il 12 luglio e definitivamente lanciato domenica, con il ricorso a mezzi corazzati, artiglierie pesanti ed elicotteri.

DAMASCO BRUCIA -  Finora la capitale era invece tata relativamente risparmiata. All’indomani della prima comparsa di mezzi blindati governativi in piena Damasco, nel cuore della capitale siriana è invece di nuovo risuonato il fuoco delle mitragliatrici pesanti: raffiche si sono udite dalla centralissima piazza Sabah Bahrat, dove ha sede tra l’altro il palazzo che ospita la Banca Centrale, esplosioni si sono invece verificate nel quartiere Midan di Damasco. Una di queste sarebbe stata originata da un razzo che ha centrato in pieno un carro armato del regime. Scontri tra forze governative e ribelli si sono verificati nei quartieri di Kafar Soussa, Tadamon, Nahr Eisha, Sidi Miqdad e Midan, dove gli abitanti hanno chiesto l'intervento degli osservatori internazionali. I morti accertati in tutto il Paese anche oggi sono almeno 50.

CONTROMOSSA - Secondo il capo dell'intelligence militare israeliana, il generale Aviv Kochavi, "Assad ha ritirato molte delle sue forze dalle alture del Golan e le ha inviate verso le zone di conflitto" interne, ha detto ai parlamentari israeliani. Il capo dell'intelligence di Gerusalemme teme una "Iraqizzazione" dell Siria, con la sua frammentazione in settori controllati da vari gruppi tribali o militari e "un afflusso di militanti di Al Qaeda e della jihad mondiale verso la Siria". Il regime "non sopravviverà", ha sottolineato il generale Kochavi, senza ipotizzare scadenze, aggiungendo che i suoi alleati, "Hezbollah e Iran, si stanno preparando alle conseguenze della caduta di Assad".

ARMI CHIMICHE - Invece secondo Nawaf Fareh, ex capo della rappresentanza diplomatica in Iraq, e primo diplomatico di alto rango ad abbandobare il regime l'11 luglio scorso, Il presidente Bashar al Assad potrebbe già avere utilizzato armi chimiche contro i ribelli dell’opposizione e potrebbe farlo anche in futuro “Assad - sostiene Fareh - sarebbe pronto a cancellare il popolo siriano nella sua interezza” pur di restare al potere.

DENUNCIA UNICEF - In Siria anche i bambini sono tra le principali vittime del conflitto. Ne sono già morti almeno 500. "Grandi violazioni dei diritti umani sono commesse a discapito dei più piccoli - denuncia Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia -. Troppi bambini stanno subendo violenze, torture, vengono allontanati dalla propria famiglia e dalla propria casa, costretti - come abbiamo già riscontrato - a combattere e a rischiare ogni giorno la vita".

RIECCOLI -  Sul fronte interno della resistenza armata siriana cresce, intanto, ogni giorno che passa l'influenza dei Fratelli musulmani. A 30 anni dal sollevamento tentato contro Hafez al Assad, padre dell'attuale presidente siriano, finito in un bagno di sangue mel 1982 (20mila morti), i Fratelli Musulmani vedono ora la vittoria possibile e forse anche vicina. A Damasco, hanno annunciato oggi, è iniziata la ''battaglia decisiva'', è ''un momento storico''. Il movimento politico-religioso sunnita vietato in Siria dal 1963 si prepara così alla rivincita contro il clan alawita che guida il potere. I leader della Fratellanza musulmana, molti in esilio da anni, si sono riuniti da ieri a Istanbul per la prima volta in 30 anni per prepararsi alla conquista del potere. Sono già la forza centrale del Consiglio Nazionale Siriano, considerato dall'Occidente il principale interlocutore nell'opposizione armata a Bashar al Assad, e con l'appoggio della Turchia si preparano al gran ritorno.

INCONTRO PUTIN-ANNAN - Intanto il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin ha incontrato oggi a Mosca l’inviato speciale in Siria delle Nazioni Unite e della Lega degli Stati arabi Kofi Annan.  La Russia "farà qualunque cosa per sostenere gli sforzi dell'inviato di Onu e Lega Araba, Kofi Annan, per porre fine alla crisi in Siria" ha dichiarato il presidente russo Vladimir Putin, aprendo l'incontro con l'ex segretario generale delle Nazioni Unite arrivato ieri a Mosca. Annan ha a sua volta avvertito il leader russo che "la crisi siriana è a un punto critico". Il presidente russo ha poi sottolineato che la visita dell'inviato Onu si svolge sullo sfondo di tragici eventi in Siria. Dal canto suo Annan ha confermato la gravità della situazione e ha sottolineato che il paese "ora è a un bivio". 

ARRIVA ERDOGAN -  Domani sarà la volta del capo di stato turco Recep Taypp Erdogan a salire a Mosca, snodo cruciale della crisi. Ankara vorrebbe accelerare la caduta del regime, ma dovrà stare attenta a non urtare la sensibilità del Cremlino da cui dipende il 60% delle importazioni di gas della Turchia.