Roma, 25 luglio 2012 - Migliaia di forze fedeli al regime siriano si stanno dirigendo verso Aleppo, dove infuria la battaglia con i ribelli dell'opposizione, sostenuta anche dall'aviazione. "Un grande numero di forze è stato dispiegato a Jabal al Zawiya, ad Aleppo, che è di grande importanza strategica", ha confermato il colonnello dell'Esercito siriano libero, Abdel Jabbar al Oqaidi. "Sono in corso combattimenti", ha aggiunto. I quartieri controllati dai ribelli sono bombardati ormai da cinque giorni, ha precisato da parte sua l'Osservatorio siriano sui diritti umani.

FRONTE CAPITALE - Intanto, alle prime ore di oggi si è aperto un altro fronte a nord di Damasco, nella periferia della capitale. I soldati di Assad stanno bombardando con fuoco d'artiglieria e razzi l'area di al Tel: centinaia di famiglie sono state costrette ad abbandonare le loro case e fuggire. Secondo alcuni testimoni, numerosi edifici residenziali sarebbero stati colpiti dagli elicotteri delle forze del regime.

'RAGIONI DI SICUREZZA' - La Turchia ha deciso di chiudere i valichi di frontiera con la Siria "per ragioni di sicurezza": lo hanno riferito fonti ufficiali locali. "Abbiamo preso questa decisione per i nostri cittadini, per ragioni di sicurezza", ha detto una fonte di Ankara. "Si tratta di una misura provvisoria e la riapertura dipende dagli sviluppi sul terreno", ha aggiunto la fonte.

APPELLO TIVU' - Il generale Manaf Tlass, il siriano più alto in grado a fare defezione, ha lanciato un appello a tutti i suoi concittadini "a fare l'impossibile per assicurare l'unità del paese e la costruzione di una Siria nuova". L'appello di Tlass dagli schermi della tivù satellitare al-Arabiya cade in un momento cruciale del conflitto che solo ieri ha registrato altri 120 morti , tra i quali 15 prigionieri del carcere di Aleppo (zeppo di oppositori) nel quale era scoppiata una violenta rivolta, e addirittura una trentina di fedeli della moschea di Shariaa, vicino Hama, la città martire della rivolta, dove lealisti e 'shabiha' (termine che in lingua araba significa 'malviventi', ma anche 'spettri', ovvero le milizie civili irregolari che sostengono Assad) hanno abbandonato un posto di blocco, hanno attraversato la via principale del paese e hanno cominciato a sparare con i fucili automatici sui fedeli mentre stavano entrando nella moschea al termine della giornata di Ramadan.

FIGURA CHIAVE - Già dirigente nel comitato centrale del partito allora unico Baath, membro del Comando Centrale della Guardia Repubblicana, una delle principali unità di elite impiegate dal regime per stroncare la rivolta popolare, Tlass aveva in particolare ai suoi ordini la 104. Brigata, alla cui testa succedette allo stesso presidente siriano quando questi prese il posto del padre, Hafez, morto nel 2000. "Mi rivolgo a voi", ha proseguito il generale in televisione, "come uno dei figli dell'Esercito arabo siriano che rifiutano il comportamento criminale di questo regime corrotto. Gli onorati membri delle Forze Armate non accetteranno simili delitti", ha ammonito. Tlass nel marzo 2011, poco dopo lo scoppio dell'insurrezione, fu tra i primi gerarchi del suo rango a cercare il dialogo con le forze di opposizione: un atteggiamento di apertura che, a quanto sembra, a partire dal maggio dello stesso anno gli costò gli arresti domiciliari, conclusisi soltanto con la sua defezione all'inizio di luglio e la fuga all'estero.

TRANSIZIONE?  - L’opposizione siriana ieri si era detta pronta ad accettare che “una personalità del regime” di Bashar al Assad guidasse il paese durante un periodo di transizione dopo la partenza dell’attuale presidente.“Siamo d’accordo sulla partenza di Assad e il trasferimento dei poteri a una personalità del regime, per guidare un periodo di transizione sul modello di quanto è avvenuto nello Yemen”, era stata l'apertura mediatica di Georges Sabra, portavoce del Consiglio nazionale siriano (Cns), che riunisce i principali movimenti di opposizione a Damasco. Ieri i capi della diplomazia dei paesi della Lega araba, riuniti a Doha, avevano infatti lanciato un appello al presidente siriano affinché rinunciasse al potere in cambio di una uscita “sicura” per lui e la sua famiglia. “Accettiamo questa iniziativa perché la priorità oggi è far cessare i massacri e proteggere i civili siriani, non il processo ad Assad”, aveva scandito il portavoce del Consiglio nazionale siriano (Cns), Georges Sabra. Ma il coordinatore in Europa delle relazione esterne del Cns, Monzer Makhous, aveva subito censurato l'apertura. Nel polifonico Cns il regime difficilmente troverà interlocutori.