Roma, 8 agosto 2012 - Un generale russo, identificato con nome e cognome e grado da un lasciapassare dello stato maggiore siriano, è stato ucciso nei pressi di Damasco dai ribelli: lo riferisce un ufficiale disertore siriano in un video pubblicato nelle ultime ore. Nel filmato si afferma che il generale Vladimir Petrovich Kojyev (secondo la trascrizione araba), ''consigliere del ministro della difesa e dello stato maggiore siriano'', è stato ucciso da una brigata dall'Esercito libero a ovest di Damasco.

RIVENDICAZIONE - L'uccisione del consigliere russo è stata rivendicata dai ribelli alla tivù satellitare al-Arabiya. L'operazione è stata condotta dalle Brigate occidentali del Ghota da Damasco con altre forze dell'esercito disertore. L'eliminazione del generale russo e del suo interprete personale, Ahmed Aiq, secondo l'Esercito libero dimostra che Mosca è coinvolta direttamente nei ''crimini umanitari'' compiuti contro i cittadini siriani. ''Avvertiamo tutti i serpenti che devono rientrare nelle loro tane, siano queste in Russia, Iran, Iraq o Libano'', ha detto un membro dell'Esercito libero all'emittente satellitare.L'operazione è un messaggio a tutti i paesi che con distinte modalità ancora fiancheggiano il regime di Bashar al-Assad.

BATTAGLIA MADRE -  Oggi ad Aleppo mezzi corazzati lealisti sono entrati nello strategico quartiere centrale di Salaheddin, già ultima vera roccaforte dei ribelli ad Aleppo, da dove poco prima essi stessi avevano annunciato di essersi ritirati. "Le forze del regime sono avanzate lungo via al-Malab con carri armati e blindati", ha ammesso Wassel Ayoub, un comandante locale del Libero Esercito Siriano, braccio armato dell'opposizione. "Nella zona sono adesso in corso furiosi combattimenti", ha aggiunto. Da qualche giorno a Salaheddin si era attestata la linea avanzata del fronte nella capitale economica della Siria. L'Esercito regolare siriano aveva ammassato tank e autoblindo intorno all'agglomerato urbano fin dal mese scorso, in vista di quella che il regime aveva definito, con linguaggio ripreso dal defunto dittatore iracheno Saddam Hussein, la "madre di tutte le battaglie", l'offensiva finale per riconquistare la seconda città del Paese. Sempre stando ad Ayub, le colonne sono penetrate a Salaheddin dal quartiere adiacente di Hamdaniyeh, muovendo in direzione ovest-est. Dal canto loro fonti dell'Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, organizzazione dell'opposizione in esilio con sede in Gran Bretagna, hanno riferito che gli scontri in atto oggi nella zona sono i più intensi mai combattuti ad
Aleppo in quasi diciassette mesi di rivolta.

DENUNCIA - Proprio da Aleppo è partita in queste ore una nuova campagna di Amnesty International sull'eccesso di forza messo in campo nel conflitto dall'esercito siriano. Amnesty ha denunciato la violenza dei bombardamenti dell'esercito siriano su Aleppo, mostrando immagini satellitari come prova dell'utilizzo di armi pesanti in zone residenziali. Le immagini mostrano oltre 600 crateri dall'impatto di proiettili di artiglieria: "Amnesty intende inviare un chiaro messaggio ai combattenti dell due parti: tutti gli attacchi contro la poplazione civile saranno documentati in modo che i responsabili debbano renderne conto" ha affermato l'ong.

ECCOLO - L'ex primo ministro siriano Riad Hijab è intanto apparso per la prima volta in un video dalla sua defezione. Nel filmato, girato prima del passaggio in Giordania e trasmesso dall'Esercito libero siriano, si vede l'ex uomo forte del governo siriano in compagnia di alcuni disertori della brigata Mu'tassam Bilah che lo hanno scortato nella sua fuga in Giordania. Le riprese sono state girate a Daraa, vicino al confine giordano, e mostrano Hijab seduto appoggiato aun muro in una stanza con alcuni bambini e molti uomini, che l'Esercito libero siriano descrive come suoi militari impegnati a proteggerlo dopo la sua defezione. Il capo della brigata al-Yarmouk a Daraa, Abu Al-Majd Al-Zou'bi, ha detto ad Al Arabiya che le sue truppe hanno aiutato l'ex premier, la sua famiglia e i suoi parenti a varcare il confine con la Giordania. Zou'bi ha spiegato che (anche per evitare 0rappresaglie) Hijab ha lasciato la Siria insieme a 25 dei suoi parenti e la sua famiglia, compresi quattro fratelli.