Roma, 16 agosto 2012 - I paesi musulmani, riuniti in un vertice straordinario alla Mecca, in Arabia Saudita, hanno sospeso la Siria dall’Organizzazione per la cooperazione islamica (Oci), al fine di isolare il regime di Bashar al Assad. Come ha affermato il comunicato finale del vertice, i paesi membri dell’Oci hanno concordato sulla "necessità di fermare immediatamente gli atti di violenza in Siria e di sospendere questo paese" dall’organizzazione.

Parlando in conferenza stampa, il segretario generale dell’Oci, Ekmeleddin Ihsanoglu, ha detto che questa decisione rappresenta "un messaggio forte rivolto dal mondo musulmano al regime siriano". "Questo mondo - ha affermato - non può più accettare un regime che massacra il suo popolo utilizzando aerei, carri armati e artiglieria pesante".

L’Iran, solido alleato del regime di Damasco, è stato il solo paese tra i 57 paesi membri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica - che rappresenta un miliardo e mezzo di musulmani nel mondo - a rifiutare apertamente la sospensione della Siria.

RAPPORTO ONU - Intanto il rapporto finale della Commissione di inchiesta dell’Onu denuncia che sia le forze governative siriane che le milizie fedeli al regime Shabiha hanno commesso crimini di guerra e contro l’umanità. "La Commissione ha trovato fondati motivi per ritenere che le forze governative e gli Shabiha abbiamo commesso crimini contro l’umanità, come omicidi e torture, crimini di guerra e gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale, inclusi omicidi illegali, torture, arresti e detenzioni arbitrari, violenze sessuali, attacchi indiscriminati, saccheggi e distruzione di proprietà", si legge nel rapporto di 102 pagine degli investigatori indipendenti guidati da Paulo Pinheiro. Secondo la responsabile delle operazioni umanitarie delle Nazioni Unite, Valerie Amos, sono almeno 2,5 milioni i civili che hanno bisogno di aiuti umanitari in Siria.

ANCORA MORTI - E nel Paese martoriato aumenta il numero delle vittime. L’osservatorio internazionale Human Rights Watch denuncia oltre quaranta morti e almeno 100 feriti, tra cui molte donne e bambini, nei raid aerei condotti dall’esercito siriano sulla città di Azaz, nella provincia di Aleppo. L'Hrw precisa che gli ospedali della cittadina hanno chiuso i battenti per motivi di sicurezza e che i feriti sono costretti a fuggire in Turchia per potersi curare.