Washington, 17 agosto 2012 - Il Parlamento dell’Ecuador ha chiesto al governo del Paese di sollecitare una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu per evitare che la Gran Bretagna usi la forza e entri nell’ambasciata di Quito a Londra, dove si è rifugiato Julian Assange, che ieri ha ottenuto asilo politico. In una seduta prolungatasi fino a notte fonda, l’Assemblea nazionale ha respinto la “minaccia” della Gran Bretagna e ha esortato gli ecuadoriani a unirsi a difesa della sovranità nazionale.

L’Organizzazione degli Stati Americani (Oas), riunita d’urgenza ieri a Washington, deciderà oggi se convocare o meno una riunione dei ministri degli Esteri per trattare il caso di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks rifugiato da due mesi nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. A richiedere la convocazione della riunione dei ministri degli Esteri è stata Quito, durante la riunione dell’Oas.

“Abbiamo chiesto che i ministri degli Esteri si riuniscano il 23 agosto a Washington”, ma una decisione al riguardo verrà presa oggi, ha detto il presidente del Consiglio permanente dell’Oas, il giamaicano Stephen Vasciannie.

Il governo di Quito vorrebbe che i ministri degli Esteri dei paesi dell’Oas, che raggruppa una trentina di nazioni, esaminassero “le minacce esplicite del governo britannico” contro Assange, ha precisato l’ambasciatrice ecuadoregna Maria Isabel Salvador.

Julian Assange si è rifugiato dal 19 giugno nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra. Quito gli ha concesso ieri l’asilo diplomatico, ritenendo che la sua vita sarebbe in pericolo se venisse estradato in Svezia, dove è ricercato per stupro.

La Gran Bretagna da parte sua insiste perchè Assange le sia consegnato per estradarlo a Stoccolma. Il fondatore di WikiLeaks teme che dalla Svezia verrebbe poi trasferito in un secondo tempo negli Stati Uniti, per rispondere del reato di spionaggio dopo la divulgazione attraverso il suo sito di 250.000 documenti diplomatici americani.