Islamabad, 19 agosto 2012 - E' solo una bambina. Ha undici anni, è affetta da sindrome di Down ed è stata arrestata a Islamabad, la capitale del Pakistan, con l'accusa di blasfemia. Si chiama Rifta Masih e, spiega la polizia, è stata arrestata giovedì dopo essere stata denunciata da un uomo per aver prima strappato, poi gettate in un secchio e bruciate una decina di pagine del Corano. Ma le testimonianze a riguardo scarseggiano, e le accuse sono respinte con forza la Ong locale, 'Cristiani in Pakistan'.

Secondo l’ong, citata dall’agenzia Press Trust of India, dopo l'accaduto i cristiani residenti nell’area Umara Jaffar di Islamabad, la stessa in cui vive Rimsha, sono stati “minacciati da estremisti”, tanto che 300 persone hanno abbandonato le proprie abitazioni per timore che venissero date alle fiamme.

La bimba al momento si trova in riformatorio, dove presumbilmente rimarrà per due settimane, prima che un giudice decida sulla sua sorte. Le leggi sulla blasfemia in Pakistan sono durissime e comportano pene che vanno dall'ergastolo alla pena di morte per chi è ritenuto colpevole di aver offeso o insultato il Corano o il Profeta Maometto.

LE REAZIONI - La vicenda non è passata in osservata. In campo è sceso addirittura il Presidente Asif Ali Zardari ha chiesto di essere informato immediatamente dal ministero dell’Interno sulla situazione.

Il presidente ha chiesto un rapporto entro 24 ore, mentre il ministro per la Concordia Paul Bhatti, ha disposto un'assistenza legale per la bimba e ordinato un'inchiesta per costringere la polizia ad agire contro la piccola. A quanto sembra, gli agenti delle forze dell'ordine in un primo momento si sarebbero rifutato di accogliere la denuncia di blasfemia, dato l'evidente handicap di Rifta. Ma la popolazione avrebbe reagito con una sorta di sollevazione bloccando per ore la statale del Kashmir e circondando il commissariato. Quindi l'ultimatum alla polizia e l'epilogo che ormai ha fatto il giro del mondo.