Islamabad, 7 settembre 2012 - Torna libera Rimsha, la bimba cristiana accusata in Pakistan di blasfemia per aver “bruciato” pagine del Corano. Un tribunale pakistano le ha concesso la libertà su cauzione.

La decisione era attesa dopo che il suo accusatore, l’imam Khalid jadoon, era stato arrestato perché sospettato di aver manipolato le prove contro la piccola, che tra l’altro ha un ritardo mentale.

Rimsha Masih sarà rilasciata dopo il pagamento di mezzo milione di rupie, qualcosa più di 5.200 dollari, ma non è chiaro quando.

L’avvocato della ragazzina, che è rinchiusa in un carcere di massima sicurezza a Rawalpindi, ha dichiarato che tanto lei che la sua famiglia adesso rischiano la relazione degli estremisti islamici. Il caso è delicatissimo perché la blasfemia è un tema molto delicato in Pakistan dove il 97 per cento dei 180 milioni di abitanti sono musulmani e le accuse di insulto all’islam o a Maometto scatenano spesso rabbiose proteste popolari.

La vicenda ha suscitato viva preoccupazione nei governi occidentali (lo stesso ministro degli Esteri, Giulio Terzi, aveva detto di seguire “personalmente e con grande attenzione” il caso) e anche la reazione dei gruppi a tutela dei diritti umani. Hafiz Mohammed Khalid Chishti, l’imam della moschea del poverissimo quartiere dove abita Rimsha, è l’uomo che diede alla polizia i foglietti bruciacchiati come prova dell’accusa contro di lei.

L’imam è stato arrestato a sorpresa all’inizio di settembre. Un testimone oculare, il suo vice, Hafiz Muhammad Zubair, e due altre persone, avevano infatti raccontato al magistrato che l’imam aggiunse pagine del Corano al mucchietto di cenere che qualcun altro gli diede. Zubair e gli altri due testimoni avevano anche raccontato di aver provato a dissuadere l’imam, ha riferito il poliziotto inquirente, Munir Hussain Jaffri: “Protestarono che non avrebbe dovuto aggiungere nulla al materiale di prova per la polizia... ma hanno raccontato che Christi disse: ‘Sapete che è l’unico modo per espellere i cristiani da quest’area’”.

Il fermo dell’imam, che è stato accusato egli stesso di blasfemia, è stato prolungato di 14 giorni; la sua prigione è la stessa in cui e rinchiusa la piccola. Nei giorni scorsi, il presidente del Consiglio degli Ulema pakistani, Tahir Ashrafu, aveva esortato gli ulema di tutto il Paese a stabilire quale punizione dovrà essere inflitta all’imam e aveva chiesto al presidente Asif Ali il rilascio immediato di Rimsha e la garanzia della sua sicurezza.