Washington, 13 settembre 2012 - Il Pentagono ha deciso di inviare due navi da guerra verso le coste libiche, dopo l’attacco al consolato statunitense di Bengasi che è costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri tre americani. Le iniziative militari prese da Washington, ha detto il portavoce del Pentagono, George Little, senza riferirsi in modo specifico alle navi, sono "non soltanto logiche, date le circostanze" ma anche "improntate a prudenza".

YEMEN - Le proteste, ufficialmente scatenate da un film sull'Islam ritenuto blasfemo, hanno provocato manifestazioni analoghe anche a Sana'a, la capitale dello Yemen (VIDEO). Qui un uomo è rimasto ucciso e cinque sono stati feriti dai colpi di arma da fuoco sparati dalla polizia durante un secondo tentativo da parte dei dimostranti di prendere d’assalto l’ambasciata americana. A riferirlo è stata una fonte dei servizi di sicurezza. Secondo testimoni, la polizia ha sparato nella direzione dei manifestanti mentre cercavano di scavalcare il recinto dell’ambasciata, dopo che alcuni di loro erano riusciti a oltrepassarlo questa mattina dando fuoco ad alcuni veicoli diplomatici.

EGITTO - Altre manifestazioni di protesta si sono verificate in Egitto. Al Cairo, negli scontri vicino allambasciata Usa, sono rimaste ferite 30 persone (16 manifestanti e 14 agenti della sicurezza), un veicolo della polizia è stato dato alle fiamme e gli agenti hanno lanciato lacrimogeni per disperdere la folla. In un messaggio alla tv il presidente egiziano, Mohammed Morsi, ha assicurato che il governo proteggerà tutti i visitatori, i turisti e le missioni diplomatiche sul proprio territorio. "Esprimere le proprie opinioni è un diritto che va garantito - ha aggiunto Morsi nel discorso diffuso mentre era in viaggio per Bruxelles, prima tappa del suo tour europeo - ma non l’assalto alla proprietà pubblica e privata e alle missioni diplomatiche". Questa mattina il presidente Usa Barack Obama aveva chiesto espressamente a Egitto, Libia e Afghanistan di proteggere le sedi diplomatiche americane. Il presidente egiziano ha condannato gli "insulti" al profeta Maometto, ma anche le violenze scoppiate nel suo paese e in Libia (VIDEO).

NIGERIA - Dopo l'attacco del consolato di Bengasi cresce la tensione anche tra le autorità statunitensi in Nigeria. La missione diplomatica degli Stati Uniti ad Abuja, capitale della Nigeria, ha rilasciato un “messaggio di emergenza" ai propri connazionali che vivono nel Paese africano per metterli in guardia sulla possibilità che “estremisti possano colpire cittadini americani e di altre nazioni occidentali". Le autorità nigeriane, dal canto loro, hanno deciso di rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza alle ambasciate di Stati Uniti e di altri Paesi occidentali inclusa l’Italia.

REGISTA PROTETTO - Il presunto regista del cosiddetto film blasfemo su Maometto, che ha innescato manifestazioni in molti Paesi musulmani, e causato l’uccisione dell’ambasciatore Usa in Libia, Chris Stevens, è sotto la protezione della polizia di Los Angeles. La casa dell’uomo, il 55enne cristiano-copto, presentatosi su YouTube con lo pseudonimo Sam Bacile, è circondata dagli agenti. Si trova nella contea di Cerritos, 40 km a sud di Los Angeles. Poco si sa di lui, tranne che venne condannato a 21 mesi di prigione nel 2010 per una frode bancaria.

HILLARY CLINTON - "Disgustoso e riprovevole". Il segretario di Stato americano, {{WIKILINK}}Hillary Clinton{{/WIKILINK}}, ha così definito il film anti-islamico che ha provocato un’ondata di protesta e violenze in vari Paesi, sottolineando che il governo americano non ha nulla a che vedere con la pellicola.

“Per noi, per me, questo video è disgustoso e riprovevole. Sembra un’operazione profondamente cinica, per denigrare una grande religione e provocare rabbia” ha dichiarato Clinton. “Ma come ho detto ieri, non ci sono giustificazioni alla violenza”.

IL DOLORE DI MICHELLE - "Non so dirvi quanto Barack ed io siamo distrutti per la terribile tragedia che è accaduta in Libia": cosi’ una commossa {{WIKILINK}}Michelle Obama{{/WIKILINK}}, ha aperto un suo intervento ad un incontro elettorale a Richmond, in Virginia

OBAMA: AVANTI CON LA GUERRA AD AL QAEDA - Il presidente Barack Obama ha dichiarato che gli Stati Uniti "restano vigili". "Dobbiamo assicurarci di continuare a esercitare pressione su al Qaeda e gli affiliati in altre parti del mondo, come il Nord Africa e il Medio Oriente. Questa è una cosa che sono determinato a fare", ha detto alla Cbs, in un'intervista che andrà in onda domenica. Obama ha anche risposto alle accuse dello sfidante repubblicano alla Casa Bianca, Mitt Romney. "C’è una lezione da imparare qui. Il governatore Romney ha la tendenza prima a sparare, e poi a prendere la mira - ha detto -. Come presidente, una delle cose che ho imparato è che non puoi agire così. E’ importante essere sicuri che le dichiarazioni che si rilasciano siano supportate dai fatti, prima di farle".

WASHINGTON INDAGA: FIRMA DI AL QAEDA - Intanto proseguono le indagine per capire chi ci sia dietro l'attacco al consolato statunitense a Bengasi. Funzionari dell'amministrazione Usa, citati dalla Cnn, hanno parlato di un ''attacco pianificato da al Qaeda'', nel quale la vicenda del film 'blasfemo' ha svolto solo un ruolo ''diversivo''. Anche Tripoli ha puntato il dito sulla rete terroristica.

Gli Stati Uniti hanno aperto un’inchiesta per fare luce sugli incidenti e, al momento, nessuna ipotesi viene scartata. Cia ed Fbi stanno indagando sulle circostanze dell’attacco: le proteste contro il film 'Innocence of Muslim' (L’innocenza dei musulmani, questo il titolo della pellicola giudicata blasfema) potrebbero essere state strumentalizzate per portare a compimento un’operazione pianificata da tempo. Sotto osservazione sarebbero le recenti attività di al Qaeda nel Maghreb islamico.

DUBBI SUL FILM BLASFEMO E IL SUO REGISTA - Mentre gli Stati Uniti stanno cercando di capire chi abbia organizzato l’attacco al consolato di Bengasi, restano ancora molte cose da verificare 'The Innocence of Muslism'. In particolare, sottolinea la stampa americana, molti interrogativi riguardano chi sia il vero autore della pellicola e chi abbia deciso di ‘postare’ su internet alla viglia dell’11 settembre un trailer del film tradotto in arabo. Il film, in sè era su internet da luglio ma non aveva suscitato particolare interesse o scalpore e a fare la differenza è stata proprio la versione ridotta in arabo.

Misteriosa, poi, la figura di Sam Bacile, l’americano con cittadinanza israeliana che rivendica di essere il regista della pellicola. Ieri Bacile parlando al telefono col Wall Street Journal ha ribadito di considerare l’islam "un cancro", ma resta il fondato sospetto che il suo nome non sia altro che uno pseudonimo. Le ricerche effettuate ieri non hanno portato ad alcun risultato.

Negli Usa non risulta nessuna persona che abbia il nome di Sam Bacile e anche Israele ha affermato che non esiste nessun israeliano con quel nome. Il Wall Street Journal dal canto suo ha cercato di ricontattare il telefono con cui Bacile si era fatto vivo ma senza risultati. Il numero di telefono apparterrebe comunque a un utente di Cerritos in California. Nell’abitazione corrispondete un giovane che vive lì da poco ha spiegato che sino a poco tempo fa l’inquilino si faceva chiamare Nakoula Basseley Nakoula e verificando su internet gli annunci per il casting di un film di avventura nel deserto si è verificata l’esistenza di due produttori: Sam Basselley e Nakoula.

Nessuna traccia di Nakoula, però, anche se una persona chiamata Nakoula Nakoula risulta essere stata in carcere 21 mesi per truffa sino al giugno 2011. Tra i vari alias utilizzati dal truffatore anche i nomi Mark Basseley Youssef e Youssef M. Basseley.

Altre tracce portano allo sfuggente Nakoula. L’associated Press ha fatto sapere di aver trovato un numero di cellulare di un Sam Bacile. Al telefono risponde un certo Mr. Nakoula, un cristiano copto che sostiene di aver gestito la società che ha prodotto il film ma nega di essere Sam Bacile.