Vancouver (Canada), 13 ottobre 2012 - Il Canada è sotto choc per la tragedia di Amanda, una quindicenne che si è suicidata appena poche settimane dopo aver denunciato in un video su YouTube di esser stata vittima di cyber-bullismo. La ragazzina è stata trovata morta nella sua casa di Port Coquitlam, nella Columbia Britannica, mercoledì scorso.

Lo scorso mese aveva girato un video in bianco e nero e senza sonoro in cui, con il volto nascosto, raccontava tramite una serie di messaggi scritti con pennarello nero la sua ‘via crucis’ di anni di tormenti: "La mia storia: lotta, bullismo, suicidio, autolesionismo".

Una storia iniziata due anni fa e raccontata attraverso i biglietti, sfogliati uno dopo l’altro dinanzi la webcam. Su richiesta di un ragazzo conosciuto on line in una chat-room, la ragazzina si era lasciata convincere a mandargli una foto a seno nudo. L'immagine era finita in una pagina di Facebook, l’avevano vista decine di suoi compagni e lei era diventata lo zimbello di tutta la scuola.

Amanda era caduta preda della depressione e finita nel tunnel di alcool e droga. I genitori si erano quindi decisi a farle cambiare città e scuola, ma ovunque era stata perseguitata dal suo aguzzino e da quella foto. Finché non aveva conosciuto un ragazzo più grande ed era uscita con lui: ma il giovane era già legato e la fidanzata l'aveva cercata a scuola, arrivando a insultarla e a pricchiarla.

La quindicenne aveva ingerito candeggina, ma era stata salvata in extremis. Una volta tornata a casa dall'ospedale, però, aveva trovato un'altra brutta sorpresa ad attenderla sulle pagine di Facebook: nuovi insulti, e inviti a cercare il solvente giusto per uccidersi.

Il video, postato il 7 settembre, si concludeva con una una nota in cui la giovane spiegava di non voler richiamare l’attenzione, ma "essere un’ispirazione e mostrare che si può esser forte". Amanda non ce l'ha fatta, ma "quel filmato deve diventare uno strumento per combattere il cyber-bullismo", ha detto la madre Carol al Vancouver Sun.