Kabul, 4 novembre 2012 - Nel Giorno dell’Unità Nazionale e Giornata delle Forze Armate, Mario Monti ha voluto rendere omaggio alle truppe italiane all’estero, con una visita a sorpresa in Afghanistan.

Giunto nelle prime ore della mattina nel tormentato Paese, il premier ha incontrato il contingente italiano nella base Isaf a Herat, partecipando alla cerimonia commemorativa; e poi si è spostato nella capitale Kabul, per incontrare il presidente afghano, Hamid Karzai. La visita non era stata precedentemente annunciata da Palazzo Chigi.

La missione di Monti avviene alcuni giorni dopo la morte, il 25 ottobre scorso, del caporal maggior Tiziano Chierotti, ultimo dei 52 soldati italiani che hanno perso la vita nel Paese asiatico dall’inizio della missione internazionale Isaf.

L’incontro bilaterale di Monti e Karzai è il secondo tra i due, dopo quello dello scorso 26 gennaio a Roma, in cui i due firmarono un accordo di associazione e cooperazione tra Italia e Afghanistan.

Dopo la tappa in Afghanistan, Monti è atteso a Vientiane, capitale del Laos, dove parteciperà al vertice Asem, che comincia domani.

MONTI A KARZAI: DAL 2014 PIU' COOPERAZIONE E MENO MILITARI - Il governo italiano continuerà a sostenere l’Afghanistan anche dopo il 2014, ma la cooperazione tra i due Paesi cambierà volto: lo ha detto il premier, Mario Monti, che stamane ha avuto una bilaterale con il presidente afghano, Hamid Karzai.

“La nostra - ha spiegato il premier Monti - sarà una presenza meno basata sul contributo militare e sempre di più sulla cooperazione economica nell’esplorazione e nell’utilizzo delle importanti risorse minerarie di cui dispone il Paese e sarà una cooperazione anche per la ‘instituition building’, ovvero per fare dell’Afghanistan un Paese più solido e sempre più capace di resistere all’insorgenza interna”.

Il 2014 - anno in cui l’Isaf, la Forza di Assistenza alla Sicurezza Internazionale della Nato - lascerà il tormentato Paese, sarà dunque un anno di cambiamento - ha spiegato quindi il premier, nella conferenza stampa congiunta al termine della bilaterale con Karzai - ma non di rottura, perché continuerà la cooperazione della comunità internazionale, Italia in testa.

Per parte sua, Karzai, ha parlato dell’Italia come di un Paese amico di lunga data e ha ricordato il notevole impegno finanziario con cui il governo italiano ha contribuito al processo di ricostruzione.


MONTI INCONTRA I SOLDATI ITALIANI A HERAT - “Siamo qui, sulla base di un legittimo mandato internazionale, per assicurare a questo Paese sicurezza, stabilità e prosperità, e dare al popolo afghano la speranza di un futuro migliore”. Lo ha detto il presidente del Consiglio Mario Monti, che a sorpresa ha visitato il contingente italiano nella base Isaf di Herat. “Quella speranza cui questo Paese ha diritto dopo trent’anni di guerra civile, distruzioni e violenze impensabili”, ha aggiunto.

“Viviamo un’epoca di profondi mutamenti socio-economici e politici, di sfide nuove, di stravolgimenti degli equilibri internazionali su cui erano state impostate le relazioni internazionali”, ha detto Monti, “nuove minacce transnazionali, come quella del terrorismo, si sono affacciate all’orizzonte sferrando colpi mortali indiscriminati, che non hanno risparmiato niente e nessuno, ad Oriente come ad Occidente. E che minano la fiducia dell’uomo nei confronti degli altri uomini e peggio la fiducia dell’uomo nel futuro. La risposta a queste minacce ha portato l’Italia e voi tutti in prima linea in Afghanistan”, ha osservato il presidente del Consiglio.

“Sapete bene che la nostra presenza in Afghanistan, assieme a quella degli altri contingenti internazionali Isaf, è già in corso di ridimensionamento fino al completo ritiro entro la fine del 2014. Questo non significa tuttavia che l’Italia e i suoi principali alleati lasceranno questo Paese a se stesso. Lo scorso 26 gennaio ho firmato a Roma con il presidente Karzai un accordo di partenariato di lungo periodo che consentirà ai nostri due Paesi di avviare o intensificare la collaborazione sotto vari aspetti, da quello politico ed economico a quello della sicurezza, dalla cultura alla operazione allo sviluppo”.