Pechino, 8 novembre 2012 - Si è aperto in mattinata a Pechino, nella Grande Sala del Popolo di Piazza Tienanmen, il XVIII Congresso del Partito Comunista Cinese. Per la Cina si tratta dell’appuntamento politico più importante del decennio, che segna la fine dell’amministrazione del presidente Hu Jintao e del premier Wen Jiabao: giovedì prossimo, a Congresso finito, si conosceranno i nomi e i volti dei leader incaricati di guidare la Nazione fino al 2022. Al Congresso sono presenti oltre 2.300 delegati del Pcc, che nomineranno il Comitato Centrale composto da circa 350 persone. Questo organismo, a sua volta, nominerà i 25 seggi del Politburo e soprattutto esprimerà i nomi dei leader che siederanno nel Comitato Permanente del Politburo, il vero cuore del potere cinese.

Tale organo è attualmente composto da nove persone, di cui solo due rimarranno in carica: l’attuale vice segretario e vice presidente, Xi Jinping, che con ogni probabilità prenderà il posto di Hu Jintao, diventando il nuovo numero uno; e l’attuale vice premier Li Keqiang, che sara’ promosso al ruolo di primo ministro in sostituzione di Wen Jiabao. Tutti gli altri leader termineranno il loro mandato e, secondo diverse indiscrezioni, il numero di seggi al Comitato Permanente potrebbe essere ridotto da nove a sette. Pechino è circondata da imponenti misure di sicurezza, concentrate in particolare attorno a Piazza Tienanmen. Nella prima mattinata la polizia ha arrestato un uomo che intonava slogan di protesta nel corso del tradizionale alzabandiera sulla enorme Piazza. Ieri cinque tibetani si sono dati fuoco in varie zone del Paese, portando a 68 il numero di auto-immolazioni dal 2009 a oggi. Si tratta anche del piu’ alto numero di persone che si sono date fuoco in un solo giorno da quando questo tipo di proteste sono riprese, tre anni fa.

L'INTERVENTO DI HU JINTAO - Hu Jintao, come riportato da AgiChina24.it, ha nuovamente escluso qualsiasi riforma politica in senso multipartitico: “Dobbiamo continuare a promuovere sforzi attivi, e nello stesso tempo prudenti, per perseguire una riforma della struttura politica ed estendere la democrazia popolare”, ha detto Hu, “ma non copieremo mai i sistemi politici occidentali”. Con buona pace di molti analisti, che ritenevano che il pensiero di Mao Zedong sarebbe stato archiviato in sordina, il segretario ha nominato almeno tre volte il ‘Grande Timoniere’, padre fondatore della Repubblica Popolare Cinese.

Hu si e’ scagliato con particolare durezza contro la corruzione, un problema che nell’ultimo anno è esploso con lo scoppio dello scandalo Bo Xilai. L’ex leader di Chongqing e’ in attesa di processo dopo la condanna della moglie Gu Kailai per l’omicidio di Neil Heywood, un uomo d’affari britannico che avrebbe aiutato la famiglia Bo a nascondere all’estero ingenti capitali illeciti. Quello del segretario, riferisce AgiChina24.it, è suonato quasi come un allarme: secondo Hu, il Pcc deve impiegare “tutti i suoi sforzi nella lotta alla corruzione, promuovere l’integrita’ e mantenersi vigile contro ogni degenerazione” perche’ “se falliamo nel gestire tale problema in maniera adeguata, la corruzione potrebbe dimostrarsi fatale per il partito, e anche causare un collasso dello stesso partito e dello Stato”.

Sul fronte economico, il segretario ha invocato uno sviluppo “piu’ bilanciato, coordinato e sostenibile” dopo un decennio in cui la Cina e’ diventata la seconda economia globale, avvertendo tuttavia enormi squilibri interni nella distribuzione della ricchezza. “Entro il 2020 dobbiamo raddoppiare il Pil raggiunto nel 2010 e il Pil pro capite, tanto per i residenti urbani quanto per quelli rurali”, ha avvertito Hu. Si tratta di un obiettivo che, a detta degli analisti, comprende una crescita annua media intorno al 7 per cento, inferiore quindi ai risultati raggiunti negli ultimi anni. Hu anche invocato una riforma per adeguare maggiormente il tasso di cambio dello yuan ai criteri di mercato, senza tuttavia rinunciare al ruolo centrale delle imprese di Stato. I brani del discorso di Hu Jintao relativi alle questioni militari possono quasi sembrare un monito a molti Paesi vicini: il segretario del Pcc ha sottolineato infati che la Cina deve diventare “una potenza marittima”, in un chiaro richiamo alle numerose contese territoriali che oppongono Pechino al Giappone e a vari Stati del Sud-Est asiatico. L’Esercito, ha spiegato poi Hu, “deve essere in grado di portare avanti diversi compiti, il piu’ importante dei quali e’ la vittoria di una guerra locale, ai tempi dell’era dell’informazione”.